Camelotardo
Una burla al giorno
ca-me-lo-tàr-do
Significato In zoolinguistica, mutazione stupida della giraffa
Etimologia dal tardo latino camelotārdus, composto dal greco kámēlos ‘cammello’ e dal latino tardus ‘ottuso, stupido’.
- «Il sultano inviò un camelotardo in dono alla signoria fiorentina.»
Parola pubblicata il 01 Aprile 2023
Una burla al giorno - le parole inventate del 1° aprile
Ogni anno, a partire dal 2015, bandiamo un concorso burlone per il 1° di aprile: tutti gli utenti di 'Una parola al giorno' sono chiamati a scrivere la loro parola del giorno — completamente inventata, e divertente. La parola vincitrice viene pubblicata ufficialmente fra le parole del giorno.
Si tratta di un termine che compare nei manoscritti medioevali e che viene annoverato, fino al diciannovesimo secolo, come errore di copiatura del termine ‘camelopardo’, l’odierna giraffa.
Questo fino al 1876, anno in cui, spolverando la biblioteca d’Alessandria, la signora delle pulizie trova una cronica segreta del 1487 che riporta i conversari tra il sultano Qaytbay e il suo visir, in cui il sultano racconta di uno scherzo circasso o scherzo d’Egitto ai danni di Lorenzo il Magnifico, cui hanno appena rifilato in dono non un pregiato camelopardo ma uno stolto camelotardo, ottenendo il duplice scopo di ripulire da questa genía fallata la discendenza delle giraffe africane e, cito, “far sterco della pompa boriosa de’ florentini, che tutto hanno a sapere e nulla sanno”.
Alla luce di questa nuova prospettiva, si avviò all’epoca una minuziosa ricerca delle ricorrenze letterarie del camelotardo, promosso da refuso monastico a dignità di specie. Isolando le pagine antiche sul camelotardo e le bizzarre illustrazioni cui esse erano collegate, si pervenne a un quadro d’insieme sorprendente.
Oggi sappiamo che il camelotardo era fisicamente indistinguibile dalla giraffa ma assai diverso nel comportamento. Il camelotardo possiede intelligenza risibile e si comporta di conseguenza. Viene ritratto ventre a terra nella savana, serpeggiante nella polvere tra i riarsi cespugli spinosi, mentre alcuni bufali guardano avidamente i germogli verdi in cima alle acacie disprezzando lo spettacolo patetico che si trovano di fronte. Il naturalista persiano Sthran Hanamal descrive un camelotardo con il collo proteso tra le sue stesse zampe, gli occhi fissi sotto la coda per capire quel fenomeno umido cui andava ogni tanto inspiegabilmente soggetto.
Inseguendo nelle croniche faentine la storia del camelotardo di Lorenzo il Magnifico, scopriamo che l’animale venne abbattuto dai contadini delle tenute medicee che lo colsero ‘in scandaloso armeggio’ con un orcio da olio a collo lungo.
La scoperta del camelotardo aprì la strada alla zoolinguistica, la scienza che scova mutazioni di specie prodotte da errori di stampa, come il cormoragno, che tesse le sue tele nell’oceano, la tàrmite, che ti mangia i maglioni e anche l’armadio o lo scrotalo, imbarazzante serpente del deserto.
A tal proposito, per economia del testo, non essendo possibile trattare qui le altre varianti del camelopardo, rinvio alla lettura di due caposaldi della zoolinguistica: “Il gorgheggio melodioso del camelobardo celtico” e “L’insolita bassezza del mirto campidano: adattamento evolutivo al vorace camelosardo”.