Chironomia
chi-ro-no-mì-a
Significato Letteralmente: ‘regola della mano’; l’insieme dei gesti manuali con cui si comunicano informazioni musicali relative all’esecuzione di un canto; arte della gestualità manuale durante un discorso o nella recitazione teatrale
Etimologia termine composto, in cui il primo elemento significa ‘mano, relativo alla mano’ dal greco kheír, e il secondo ‘amministrazione, regolamentazione, ordinamento’, derivato sempre dal greco némo.
Parola pubblicata il 16 Gennaio 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Il termine chironomia si riferisce a una pratica antichissima. Infatti, alcune migliaia di anni prima dell’era cristiana, già esisteva la figura di un professionista esperto, che con specifici movimenti delle mani descriveva e suggeriva l’andamento di una melodia, fornendo anche nozioni ritmiche. Questi gesti aiutavano gli esecutori che cantavano o suonavano a memoria e avevano bisogno di ricordare la musica, soprattutto quando era di durata particolarmente lunga.
Sembrerà un po’ strano, ma il chironomista, ossia colui che impartisce i gesti, ha poco a che fare con i moderni direttori d’orchestra o di coro. Questi ultimi stabiliscono il tempo, le agogiche (indicazioni relative al carattere e alla velocità esecutiva) e le dinamiche, mentre orchestrali e/o artisti del coro leggono ognuno il proprio spartito. Il chironomista riproduce invece visivamente una melodia o determinate sezioni melodiche tramite gesti delle mani; potrebbe essere forse paragonato a un esperto suggeritore.
Si è soliti considerare l’arte della chironomia come uno degli antefatti della paleografia musicale del Medioevo. Infatti, è lecito supporre che la commistione degli accenti della prosodia classica con la gestualità chironomica abbia contribuito allo sviluppo della scrittura musicale.
La chironomia fu normalmente diffusa fino al XII secolo, ma perdura ancora al giorno d’oggi, in forme talvolta piuttosto complesse, presso alcune antiche sinagoghe e templi cristiani, tra cui quelli delle Chiese greca e copta; è in uso anche nelle scuole cattoliche di canto gregoriano.
Le prime testimonianze della pratica chironomica risalgono almeno alla IV dinastia dell’antico Egitto (2723–2563 a.C.). Tuttavia, pare che analoghi sistemi fossero usati in molte altre civiltà, comprese quelle di Grecia, Cina, India, Israele e Mesopotamia.
Hans Hickmann (1908-1968) studiò la chironomia dell’epoca faraonica, incrociando l’interpretazione dei geroglifici e delle iconografie egizie con le tecniche gestuali praticate dai musicisti egiziani e copti della sua epoca. Scoprì così che le loro movenze delle mani conservavano una notevole somiglianza con quelle raffigurate nell’antichità; ciò gli permise di decifrare – anche se non completamente – il significato di alcuni gesti: colpi sulla coscia, mano perpendicolare o parallela al suolo, varie posizioni delle dita o del gomito, ecc. È stato ipotizzato che fossero eseguite persino eterofonie (melodie leggermente diverse simultanee, quasi una polifonia ante litteram), almeno secondo un rilievo sulla tomba di Ptahḥotep a Saqqara, dove due chironomisti, con le mani in posizioni diverse, guidano un solo arpista. Mano e braccio divennero simboli o glifi che indicavano la musica e i musicisti. La corporazione dei chironomisti nell’antico Egitto era devota a una divinità che, secondo la leggenda, creò il mondo vivente con un movimento del braccio!
La musicista e studiosa Suzanne Haïk-Vantoura sostenne che i coniugi etruschi riprodotti nel celebre Sarcofago degli sposi atteggiavano le mani secondo gesti chironomici, come per ricordare una ‘dolce melodia’…
La chironomia era inoltre impiegata a teatro, ma era anche parte integrante dell’arte oratoria greca e romana, che assegnò significati precisi a determinati gesti. La statuaria ci ha tramandato figure di oratóri che, per esempio, alzano la mano per chiedere l’attenzione dell’uditorio in uno dei più gettonati gesti retorici.
Del resto, i codici gestuali sono sempre esistiti e sono ancora attuali. Pensiamo alla lingua dei segni, o al classico vigile urbano sulla pedana circolare al centro della piazza che dirige il traffico, oggi piuttosto raro da incontrare. Ovviamente, nessuno di loro pratica la chironomia, poiché non gesticolano per fini artistici, ma il confine è sottile e la parola può trovare un uso figurato in svariate occasioni, secondo l’estro di chi ne conosce il vero significato.