Cliché

cliscé

Significato Matrice per stampe; modello stereotipato, luogo comune, espressione priva di originalità

Etimologia voce francese, di origine onomatopeica.

È una parola che pronunciamo e scriviamo spesso e volentieri, e che come tutte le parole francesi ci fa sentire piuttosto di mondo, quando la usiamo. Ci parla di un modello convenzionale, di un luogo comune, ma (proprio come lo stereotipo) il cliché ci racconta prima di tutto una storia tipografica — e però ci deve rendere conto di una curiosità speciale.

Infatti il cliché è propriamente una matrice zincografica, cioè una matrice metallica (comunemente, come solo le persone più intelligenti possono intuire, di zinco) su cui con procedimenti chimici e meccanici è ottenuta in rilievo e a rovescio un’immagine da imprimere nelle stampe.

Niente di strano, si può pensare. Se non che, si trova spesso annotato che questo nome ha un’origine fonosimbolica, onomatopeica: ma che diavolo di rumore è cliscé? Che cosa fa cliscé come rumore? E che c’entra con una matrice?

Ora, questo termine è attestato in francese nei primi anni dell’Ottocento: i procedimenti zincografici iniziavano ad essere messi a punto in quegli anni (alternativa interessante alle litografie, che dovevano essere fatte con pietre calcaree bavaresi, di costosa importazione). Precedentemente, se si volevano ricavare semplici matrici metalliche per le stampe, si poteva ricorrere a un’elementare tecnica di calco che consisteva nel battere uno stampo sul metallo fuso in solidificazione. Cliscé. Ecco un rumore piuttosto liquido e sfrigolante. Migliorata la tecnica, il nome della matrice che veniva così ottenuta, cliché, è rimasto.

Figuratamente (e in italiano dall’inizio del Novecento) il cliché è il luogo comune trito, esausto, e ha delle applicazioni amplissime: può riferirsi a una regola di comportamento modello, per cui alla cena in cui non vogliamo grane seguiamo il cliché dello studente sedulo; può riguardare un’espressione linguistica cristallizzata senza originalità, per cui Il blitz è scattato alle prime luci dell’alba; può riguardare narrazioni e strategie comiche stirate, bisunte e finite, per cui nelle commedie romantiche prima si odiano, lei era bruttina ma poi diventa bella, e il colpo di scena arriva puntuale sul …parli ora o taccia per sempre.

Anche se il nesso tipografico non balza subito all’occhio, il cliché ci parla di matrici. Di produzioni in serie, modelli sempre uguali. Che alla fine non vogliono dire più niente.

Parola pubblicata il 21 Maggio 2020