Conciare
con-cià-re (io cón-cio)
Significato Sottoporre a concia; acconciare, sistemare, aggiustare; ridurre male, rovinare, sporcare, rendere ridicolo
Etimologia attraverso il latino parlato comptiare, da comptus ‘adornato, elegante’, da còmere ‘ornare, ordinare’, derivato di emere ‘prendere’, col prefisso con- ‘insieme’.
Parola pubblicata il 13 Agosto 2020
Se pensiamo al conciare ci vengono in mente subito immagini poco pulite, poco composte, poco gradevoli — poco apollinee. Dalla concia delle pelli al conciare per le feste, dal ‘guarda come ti sei conciato’ al ‘ti sei conciata di pomodoro da capo a piedi’, fino al libro che mi rendi così conciato. In modi molto diversi, uno schifo. Uno schifo lontanissimo dalle raffinatezze ordinate delle acconciature, dalle convenienze pronte dell’acconcio. Eppure è proprio da qui che si parte.
Il latino comptus raccontava un ‘adornato, elegante’, in quanto participio passato di còmere ‘ornare, ordinare’, che letteralmente sarebbe un ‘prendere insieme’. Si specializza con particolare vigore sui capelli proprio perché in effetti si prendono insieme, a ciocche, per ordinarli — senza contare che coma, cioè ‘chioma’ ha una forma molto simile, che vi echeggia facilmente.
Compare in italiano per via popolare, conciare, attraverso una forma ipotetica come comptiare. Durante la sua vita orale medievale deve aver maturato il riferimento alla lavorazione (un ordinamento in senso lato) delle pelli e di certi alimenti, che in latino non aveva; ad esempio nel latino classico in riferimento alla conciatura del pellame si parlava spesso, più in genere, di perfìcere coria (rifinire le pelli).
Curiosamente, il significato di accomodamento e ordinamento proprio dell’antecedente latino è lentamente receduto, nell’uso, che pure, anche in varianti regionali, non pecca di fantasia. Così, se dando di gomito all’amica le faccio notare come si è conciato il padrone di casa per la festa, difficilmente intenderò farle notare in senso neutro come si è abbigliato. Se ti dico di guardare come ho conciato la sedia che traballava, ti aspetti che in un tentativo bislacco di aggiustarle l’abbia ridotta a una carcassa inservibile, più che io l’abbia riparata davvero. I sensi di accomodare, ordinare sono stati sistematicamente rivoltati in senso antifrastico, per intendere il loro opposto: l’aggiustare e l’ordinare passano in questo modo a significare il rovinare, lo sporcare, il ridurre al ridicolo, il pestare.
Un’enantiosemia di fatto, maturata al sole dell’ironia.