Concomitante

con-co-mi-tàn-te

Significato Che accompagna, che si manifesta insieme ad altro; che concorre alla spiegazione di un fatto

Etimologia voce dotta presa in prestito dal latino concomitans, participio presente di concomitari ‘accompagnare’, derivato di comitari ‘seguire, accompagnare’ (da comes ‘compagno di viaggio’), con prefisso con-.

L’etimologia di concomitante ce lo presenta: è un termine che appartiene alla bella famiglia del comes latino, ‘compagno’, da cui fra l’altro traiamo l’allegra comitiva (di compagnoni), il titolo del conte (compagno dell’Imperatore) e i suoi contadi. Il termine comes scaturisce dal verbo coire, cioè da un ‘andare insieme’: insomma, questo compagno è il compagno di viaggio.

Non stupisce quindi che il concomitante (voce dotta che ha avuto scarsa fortuna fino al Seicento) ci significhi essenzialmente qualcosa che accompagna, che si manifesta insieme ad altro in una certa situazione; non è la qualità di un protagonista assoluto, però può avere ruoli da co-protagonista o ruoli minori. Ci si interroga se alcuni fatti concomitanti abbiano una causa comune, si fa il punto sulle circostanze concomitanti che generano un problema, si osservano le variegate forze concomitanti intervenute sulla medesima questione.

Quella del concomitante è la qualità del personaggio collaterale (solo o in gruppo) con un ruolo. Anzi, spesso il suo ‘viaggiare insieme’ è usato e letto come una concorrenza, specie nella spiegazione di un fatto: chi viaggia insieme converge, e così, ad esempio, cause e sintomi concomitanti concorrono a delineare il quadro di un nucleo unitario. Resta la simpatica ambiguità per cui il concomitante, così come il compagno di viaggio, quando si manifesta può essere estraneo, del tutto incidentale, o familiare, che risale a cause comuni.

La peculiarità del suo profilo, che lo distingue dai sinonimi, sta nel passo: il ‘concorrente’ similmente si muove insieme, ma in una corsa, e ha quindi un profilo più energico e agitato (spesso agonistico, ambizioso) rispetto al concomitante, sereno nel suo ruolo. Non ha la fissità intrecciata del contestuale, non guarda solo il tempo come il simultaneo. È una parola che meglio di altre sa raccontarci una storia che procede per incontri e per tratti fatti insieme.

Ne è testimonianza l’assommarsi esagerato (e antico) di un con- su un co-, in cui sta la piacevole improbabilità del suo suono — echeggia quel famoso spazzacamìn. Alla fine, è concomitante ciò che va insieme, nell’insieme.

Parola pubblicata il 11 Marzo 2020