Coricare

co-ri-cà-re (io cò-ri-co)

Significato Mettere a letto, distendere; adagiare

Etimologia dal latino collocare ‘porre, piazzare’.

In questa parola troviamo un’immagine insieme intelligente e schietta, derivata dal latino per via popolare, e probabilmente non senza un certo divertimento.

La sua base è un verbo latino che conosciamo bene: collocare. E lo conosciamo bene perché in italiano ci arriva pari pari ma per via dotta (chi pesca dal latino una parola non in voga nel volgare, la pesca quasi sempre ben conservata). Il collocare, forte di una certa cura dispositiva, è un porre stabilmente, un piazzare, un situare. E l’idea di stringere questo concetto sul mettersi a letto è fulminante.

In effetti il mettersi giù per dormire è uno dei pochi casi in cui disponiamo l’ingombro del nostro corpo per un certo tempo: nella veglia siamo presenti in un movimento continuo, invece nel dormire ci piazziamo da qualche parte e lì restiamo. Il modo in cui il ‘coricare’ coglie questo concetto, rendendoci l’immagine di un situarci così come sceglieremmo di sistemare qui o lì uno scatolone, è la misura di quanto sia penetrante. E non solo: se dico che stai dormendo, poco male, ti posso sempre svegliare con una voce; invece se dico che ti sei coricato sfumo un che rituale e inviolabile — o magari è una sfumatura d’economia da magazzino, questo ormai qui sta, di spostarlo se ne riparla poi.

Anche l’estesione successiva di significato a un ‘adagiare’ generico (peraltro molto più tarda, il coricarsi a letto è duecentesco, questo almeno seicentesco) ha la stessa forza: c’è un movimento un po’ pesante, fatto con una certa attenzione, come nel coricare la pianta nel bagagliaio dell’auto (è l’unico modo per farcela stare) o sul terreno per fare una propaggine, come nel coricare sul pavimento la libreria per dare l’antitarlo. Non stupisce: dopotutto il termine di paragone resta l’umano sacco di patate che si butta, ops, colloca orizzontalmente qui o lì.

Parola pubblicata il 20 Luglio 2019