Covo

có-vo

Significato Tana; luogo segreto di riunione, specie per attività illecite

Etimologia da covare, derivato dal latino cubare ‘giacere’.

Parola delle più curiose ed evocative: nel covo non resta nemmeno un’ombra dei tratti materni del covare.

Beninteso, il covare non ci chiede di rimanere nella fattoria oleografica in cui pie galline tengono al caldo i piccini nell’uovo: il covare è un’azione che ha interpretazioni delle più ambigue e inquietanti. Forse per l’alienità all’umano del fatto che il covare si compia su delle uova, forse per il peculiare tratto di occultamento e guardia che mostra o invita a immaginare, questo ‘stare sulle uova’ lascia facilmente il mondo piumato degli uccelli e prende un profilo d’azione di drago sul tesoro, o di interiore incubazione vegliata di dissonanze e passioni — si cova un patrimonio, si cova un sospetto, un rancore.

Ora, il covo sarebbe in genere la tana — unico sinonimo che possa vantare un’estensione di significato comparabile. E però è banale sentire che c’è una bella differenza fra covo e tana, nella lingua figurata: la tana (che curiosamente è spesso presentata come parente etimologico della sottana) ha dei tratti di rifugio caldo e accogliente, in una lente perfino infantile, nonostante possa essere squallidamente una stamberga o minacciosamente del lupo. Invece il covo ha tratti negativi di meschinità, di illegalità, di marginalità che sono principali: naturalmente possono essere ribaltati, ma non possono essere elusi.

Così si parla classicamente dei covi in cui i pirati conservano il loro tesoro, del covo dei rapinatori scoperto dalla polizia e farcito come un’armeria, dell’associazione che si rivela un covo di persone dalle idee strane e dalle allarmanti inclinazioni, del covo in cui gente d’ogni risma lavora su arti sperimentali e d’avanguardia. Anche se parlo di un mio covo, l’idea che intendo trasmettere non è quella di un focolare presentabile, ma di un ricovero libero, disinvolto, consapevole casa dell’inaccettabile e magari del trucido. Il risultato è una parola di tinta forte.
Con buona pace dell’amorevole mamma chioccia, anche se… la gallina che cova ti sa guardare come il tizio che si pulisce le unghie col coltello in un angiporto di Marsiglia.

Parola pubblicata il 13 Settembre 2021