Detestare

de-te-stà-re (io de-tè-sto)

Significato Odiare, aborrire

Etimologia voce dotta presa in prestito dal latino detestari ‘allontanare, maledire’.

A volte i percorsi delle parole sono evidenti solo da un certo punto in poi; ciò che precede può essere difficile da interpretare, ma semplificare in maniera conveniente non è una soluzione. In questo caso è una porzione dei significati del detestari latino a mostrare qualche problema, che però ci conduce a un sentimento molto particolare e importante — odio, ma non proprio.

Non sono pochi né dappoco i dizionari che spiegano il detestari latino con un significato proprio, originario, di ‘rifiutare una testimonianza’. Un significato che però non pare permanere direttamente negli usi vivi che ne sono stati fatti. Il detestari sembra descrivere un tipo di ‘invocare’ o ‘dichiarare’ volto ad allontanare o tener lontano qualcosa da sé, e che volentieri chiama per testimonio o ausilio gli stessi dèi. Insomma, se davanti agli dèi o comunque con una certa solennità chiedo l’allontanamento o sancisco la lontananza di qualcosa, è perché l’aborrisco, e non è difficile immaginare che questo si traduca pianamente in una maledizione — e infatti il detestari diventa anche un ‘maledire’. Mentre un significato celebre precipuamente relativo a testimoni il detestari l’ha avuto significando una rinuncia solenne davanti a testimoni.

Il quadro è ricco: dopotutto siamo davanti a un verbo di base, il ‘testari’, che è particolarmente ampio, e va dal testimoniare al fare testamento al proclamare; e se ci aggiungiamo l’allontanamento, la separazione del prefisso de-, è facile capire che la varietà di significati che ne può venire fuori è… versatile.

Ad ogni modo a questo stornare-maledire, che l’italiano prende in prestito dal latino nel Trecento, viene da subito attribuito un significato digerito di aborrire, odiare. Digerito perché dall’atto dell’allontanare e del maledire siamo risaliti alle sue cause, al sentimento che abbiamo in cuore quando lo facciamo.

Si potrebbe dire che il detestare sia una specie di odiare; ma resta distinto molto bene. Non ha la serietà pericolosa dell’odiare, molto accesa di sentimento, anche molto profondo e a volte riposto. Si può detestare a pelle, ma non odiare a pelle: l’odio ha bisogno di radicarsi. Il detestare resta un aborrire più superficiale, che ci fa desiderare la lontananza. Se detesto i broccoli non li voglio nel mio piatto; se dico che li odio do l’idea che mi abbiano fatto un grave torto. Se dico che detesto una persona, voglio dire che proprio non la sopporto, che mi fa venire le bolle e che voglio averci a che fare il meno possibile — non che la odio, non che ne desideri rabbiosamente il male.

Anche perché il detestare vive in una dimensione più civile, ora flemmatica ora perfino conviviale, rispetto all’odio. Il detestare nasce come dichiarazione pubblica, e in una certa misura lo rimane, e rimane sostanzialmente più presentabile e accettabile. Scende meno sul personale, senza grandi sbavature di sentimento, come un deciso ‘non gradire’; si proferisce e chiarisce sempre tranquillamente il nome di chi o ciò che si detesta — cibi, cantanti, abitudini. Mentre l’odio resta sconcio e minaccioso.

Parola pubblicata il 12 Febbraio 2020