Dimentico

di-mén-ti-co

Significato Che non ricorda; incurante

Etimologia dal latino dementicus, da demens ‘folle’, letteralmente ‘fuori di mente’.

  • «Si è dimostrata dimentica del suo ruolo.»

Si è molto ripulito, il dimentico. Non solo perché è una parola che rispetto alle altre della famiglia si è conquistato un’aura di altezza, ma anche perché, come le altre, si è affrancato dal significato originario di demenza.

C’è più di un filo che lega anche concettualmente mente e memoria; dallo svanire di questa spesso si nota lo svanire di quella. Il demens latino è pianamente folle, fuori di testa; solo nel latino tardo appaiono dementicus e dementicare, con significati via via più incentrati sul ricordo non trattenuto. Ma il dimentico conserva una profondità maggiore del dimenticare, non del tutto dimentica della sua ascendenza.

Non abbiamo molti sinonimi pronti di ‘dimentico’. L’immemore è fortemente letterario — la memoria di cui manca è paludata, e a volte non ha nemmeno coscienza, vita (pensiamo al Cinque maggio di Manzoni, al corpo morto di Napoleone: «Ei fu. Siccome immobile, / dato il mortal sospiro, / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro [...]»). Altri non ce ne sono, servono perifrasi. Il dimentico qualifica chi o ciò che non ricorda, sia in un senso più storico, sia in un senso più personale che lo avvicina al noncurante. Anzi le due corna sono strette in serto.

Infatti parlo di una comunità dimentica di ciò che l’ha unita per tanto tempo, così come dell’amico dimentico delle passioni del suo passato: qui sentiamo che manca la memoria, ma non è un fatto di cronaca scappato alla mente: è una presenza mentale che viene meno. Quando mi lancio sul buffet, dimentico di ogni buona maniera, quando indugio, dimentico dei miei doveri, quando manco una cortesia, dimentico di quelle che ho ricevuto, ancor più non sto scordando letteralmente qualcosa. Lo sto trascurando, non gli sto dando importanza, lo sto relegando in seconda fila nella mente.

Tutti questi sono in effetti dei momenti in cui manifestiamo una mancanza di presenza a noi stessi, in cui siamo fuori dalle ricche e articolate considerazioni della nostra mente. Insomma il dimentico è un po’ smemorato, ma anche un po’ demente. Un concetto grazioso ma intenso, che conserva il contatto con la vena primaria del dimenticare, senza l’usura che patiscono le parole troppo correnti.

Parola pubblicata il 24 Ottobre 2025