Fattura

fat-tù-ra

Significato Fabbricazione di un prodotto; nota del compenso dovuto per una prestazione o per una vendita; malìa, stregoneria, incantesimo

Etimologia dal latino factura, cioè ‘fabbricazione, composizione’, derivato da factum ‘fatto’, a sua volta dal verbo fàcere, cioè ‘fare’.

  • «Mi ha fatto una fattura.»

Quando ammiriamo la fattura finissima di un abito sartoriale, quando sbianchiamo alla vista della fattura del professionista, quando ci regalano un corno rosso napoletano per scongiurare malocchi e fatture, usiamo sempre la stessa parola, che ha sempre la stessa etimologia. Tuttavia, i significati sono del tutto diversi, anche se riconducibili ad un verbo cardine della lingua, senza il quale non potremmo esprimere una vastissima gamma di concetti: il fare.

Dietro la fattura si cela infatti il latino factura, che sta per la fabbricazione di qualcosa. È il significato più diretto, quello col quale, appunto, possiamo lodare l’esecuzione secondo le regole dell’arte di un articolo particolarmente pregiato: osserva la maestria della fattura di queste scarpe artigianali! La fattura di questi piatti di Faenza è superba. Trovo che la fattura di questa porcellana sia squisita.

Factura a sua volta è un derivato di factum, ‘fatto’, dal verbo fàcere. Se prendiamo il significato di nota analitica per una prestazione o vendita di beni, stiamo intendendo il rendiconto di tutto ciò che è stato fatto, o che sarà fatto. E, ovviamente, se è stato fatto, o se sarà fatto, va pagato. Tutti gli altri termini legati a questo significato, come il fatturato o la fatturazione, sono contemporanei e attestati solo a partire dal XX secolo.

Ai giorni nostri, dunque, la fattura ci è consueta come documento che obbliga il ricevente al pagamento del servizio o della merce ottenuti, ed è un’attestazione con cui l’emittente segnala inoltre all’autorità fiscale quanto è stato guadagnato. Siamo nell’emozionante campo della burocrazia, della tassazione — campo antichissimo, ma questo specifico uso di ‘fattura’ si è affermato nell’ambiente bancario fiorentino del XV secolo (notoriamente molto fiorente).

Tutti questi fari ci appaiono estremamente concreti, ma la fattura ha anche risvolti più sottili — e arriviamo così all’ultimo significato di questa parola, il più misterioso, ammantato di superstizione. Il verbo affatturare, che significa operare una malìa, un incantesimo su qualcuno, infatti, è attestato fin dal Trecento. Che ‘fattura’, parola dal pedigree fatto di pratica e solidità, significhi anche ‘stregoneria’, ‘incantesimo’, termini sovrani del mondo fantastico, ci mostra in modo inequivocabile le corde che vibrano nei recessi più intimi della lingua e del sentire umano. Specie in ambiti di tale sottigliezza, in cui il pericolo temuto è invisibile, chiamare le cose col loro nome può essere un atto troppo scoperto: così la fattura si afferma come eufemismo per la malìa — coprendola col nome genericissimo di qualcosa che viene fatto.

Dopotutto, il sistema di credenze (antico ma ancora attuale) da cui scaturisce quest’uso considera reale e concreta, tanto quanto la zolla di terra da spaccare per piantare il seme, l’azione compiuta per mezzo delle forze altre e degli spiriti. Uno splendido doppio fondo delle parole, incantesimi esse stesse, con la cui concretezza si può sancire l’obbligo e celare la magia.

Parola pubblicata il 02 Luglio 2023