Gavazzare

ga-vaz-zà-re (io ga-vàz-zo)

Significato Far baldoria, gozzovigliare

Etimologia da gavazza, termine settentrionale col significato di ‘gozzo’, o meglio ‘golaccia’, e quindi ‘gozzoviglia’; forse collegato al latino cavus ‘cavo’, forse all’ipotetico termine gaba di origine celtica, gallica.

Ricordo lo stupore che suscitò l’uso di questo termine quando un caro vecchio amico lo scrisse in un tema, al primo anno di liceo: com’era strano, perfino la professoressa dovette andare a ricontrollarlo sul dizionario. Difatti è un termine solitamente letterario, aulico, ma la nonna del mio amico lo usava normalmente, e quindi per lui era un verbo non solo corretto e lecito, ma ordinario. Questo per dire che quando si trova una parola rubricata come ‘letteraria’, viene considerata una tendenza, non viene imposto un destino — e nella vita di ciascuno le parole possono vivere nei toni e coi profili più disparati.

Anche perché è un termine sì di gusto letterario, ma con una matrice dialettale dell’alta Italia; è pacifico che sia collegata al gozzo, derivando propriamente da una sorta di peggiorativo di ‘gola’. E anche se risalire oltre è difficile, potendo solo muovere dei passi incerti fra il cavus latino e una provenienza gallica, brilla il nesso che porta da una golaccia alla baldoria. Una golaccia godereccia, golosa (!), e anche avida, e rumorosa e lubrica e via dicendo, che quindi naturalmente trova il suo habitat nella festa chiassosa e crapulona.

Così gavazzare arriva a significare il far baldoria, il gozzovigliare; gavazziamo felici in cortile alla fine dei corsi, la strada davanti ai locali è affollata da gente che gavazza, e dopo aver lungamente gavazzato crolliamo addormentati (senza parlare di gavazzamenti o gavazzi, che descrivono l’atto, e le varianti di sgavazzare o sgavazzarsi). Non sono certo usi difficili, e il suono un po’ sgangherato contribuisce a colorire la situazione. Ma non si deve trascurare che il gavazzare può anche essere figurato: gavazza l’invidia nel gruppo di lavoro, in paese gavazzano sentimenti positivi, e davanti ai risultati dei figli il compiacimento gavazza. Anche l’inanimato, anche l’ideale può poeticamente far baldoria fra i cuori.

Un termine che per molte persone sarà poco battuto, ma che sa unire le discrepanze di dialetto e lingua alta, di poesia e immagine bassa — che risolve nel cavo malizioso della gola un significato non complesso, ma eloquente, che si sa spingere avanti.

Parola pubblicata il 26 Dicembre 2019