Lubrico
lù-bri-co o lu-brì-co
Significato Scivoloso; indecente, che offende la morale comune; labile
Etimologia voce dotta recuperata dal latino lùbricus, propriamente ‘scivoloso’, ma anche ‘fuggevole’ e ‘malsicuro’.
- «Non sorvolare, voglio anche i dettagli lubrichi.»
Parola pubblicata il 22 Marzo 2023
Una parola torbida e splendida. Anzi, a dire il vero non sarebbe stata così nettamente torbida: in latino, e per lungo tempo anche in italiano, ha avuto vesti semantiche del tutto rispettabili. Ma andiamo con ordine o si rischia di sdrucciolare.
Parola strana? No. Riconosciamola subito come parente del ‘lubrificare’, che è letteralmente un ‘rendere lubrico’. Il latino lubricus è lo scivoloso, e perciò anche lo scorrevole, il fuggevole, che si estende da un lato all’incline, dall’altro al malsicuro e all’incerto, e quindi al fallace, al pericoloso. Era per esempio un aggettivo buono per descrivere l’età dell’infanzia, le pietre muscose del fiume, o l’essere pronta al vizio o alla virtù, detto di una persona.
Anche in italiano ce lo siamo conservato con questa grande estensione — che però si è col tempo erosa. Ci potremmo chiedere il perché. Senza dubbio il campo dello scivoloso e del fuggevole è affollato di sinonimi, che rendono meno imprescindibile la singola parola; forse da un lato, col latino sempre meno comune, il riferimento allo scivolare si è fatto meno evidente ed è venuta meno una spinta creativa nell’uso del termine, dall’altro l’assestamento di un significato pruriginoso di grande carisma è attraente e spiazza gli altri significati. Oggi il lubrico è ai suoi minimi — ma osserviamo il modo in cui arriva allo sconveniente, il modo in cui arriva a offendere la morale, perché s’impernia su un nostro pensiero, peculiare e universale.
L’atteggiamento virtuoso, retto, conveniente ha il crisma della rigidità, di un’inflessibilità marziale, di una coerenza e di una compattezza morale che viene tenuta insieme strettamente, tetragona. Nel vizio invece si cade quando si è molli, il suo profilo è viscido; l’incertezza e la scarsa resistenza portano all’incontinenza, la via sdrucciolevole della tentazione conduce alla disonestà — e perciò alla lussuria e all’impudicizia.
La virtù è invariabilmente salda, il vizio è invariabilmente scivoloso.
Così il lubrico (etimologicamente più corretto lùbrico, ma non impuntiamoci sugli accenti), arriva a offendere il comune senso del pudore — o grazie all’altezza di registro considera ironicamente quest’offesa. Possiamo parlare degli atteggiamenti lubrichi in cui è colta la coppia entusiasta, di pettegolezzi lubrichi verso cui cresce un grande interesse, delle barzellette lubriche che lo zio inizia a raccontare a tavola dopo la seconda bottiglia.
Però teniamo presente anche il resto dell’ampiezza di questa parola: nonostante l’ipertrofia del lubrico-licenzioso, si può dire lubrico il sentiero coperto di foglie bagnate, lubrica una memoria labile (l’estensione figurata è identica), e lubrico anche un corpo di grande regolarità, che non richiede carminativi.