Gazzetta

gaz-zét-ta

Significato Pubblicazione periodica, quotidiano; per antonomasia, ‘La Gazzetta dello Sport’ o la ‘Gazzetta Ufficiale’

Etimologia dal giornale veneziano La gazeta dele novità, che prese il suo nome dalla gazzetta, monetina d’argento veneziana, che era il suo prezzo.

È vero, le possibilità di uso di questo termine si sono un po’ irrigidite, rispetto al passato, ma si trova ancora in nomi di giornali fra i più famosi — e anzi, sarà mica per questo che si è ingessata?

A vedere questo nome, uno ci vorrebbe subito riconoscere dentro la gazza. Dopotutto la gazza, notoriamente ladra, è un uccello che carpisce tesori con tempestività, no? Bella metafora per il fervore di un quotidiano. Ma con tutta probabilità no, non c’entra.

Ora, l’etimo è molto dibattuto, ma fino a un certo punto si arriva con sicurezza: il termine ‘gazzetta’ per come lo conosciamo nasce nella seconda metà del Cinquecento, dal nome del giornale veneziano La gazeta dele novità (oh, a parlare di parole da Venezia si passa sempre). Era così chiamato perché costava giusto una gazzetta, che era una monetina d’argento. Sul perché questa moneta portasse questo nome c’è grande incertezza. Sembra da escludere che ci fosse coniata sopra una gazza; alcuni avanzano il riferimento a una voce dotta che si rifà al bizantino gaza ‘ricchezza’, ma è un’ipotesi un po’ fragile. Per adesso resteremo col dubbio.

Ad ogni modo questa associazione fra nome del giornale e moneta necessaria ad acquistarlo piacque (continuerà ancora, giocando anche sui resti, basti pensare all’ottocentesco, e ancora in pubblicazione, Il resto del Carlino) finché ‘gazzetta’ non divenne un nome comune di periodico, di giornale, in tutta Italia — e non solo, gli omologhi di ‘gazzetta’ hanno fortuna in tutto il mondo.

Oggi usare ‘gazzetta’ in questo senso generico, per quanto ispiri quella certa agilità da gazza che colora bene un notiziario, ha un che di affettato e antiquato. Insomma, se qualcuno ci chiede «Hai visto che cosa c’è sulla gazzetta?»… O strabuzza l’occhio dietro al monocolo arricciandosi il baffo a manubrio, oppure non pensiamo che ci stia chiedendo in genere se abbiamo visto una notizia pubblicata sul giornale; piuttosto, immaginiamo si riferisca a una pubblicata proprio su La Gazzetta dello Sport, o nel caso in cui a parlare siano persone di legge o di amministrazione che discorrono di lavoro, a qualcosa di apparso sulla Gazzetta Ufficiale, strumento di diffusione delle nostre leggi (erede ultima della Gazzetta Piemontese di epoca napoleonica).

Insomma, due gazzette così grandi e prestigiose si spartiscono l’antonomasia di ‘gazzetta’, e il suo uso generico si trova così ad essere un po’ irrigidito. Ciò nonostante, come molte realtà locali e settoriali hanno colto, il problema dell’impiego del bel nome comune ‘gazzetta’ si risolve col ricorso al diminutivo: ad esempio il ‘gazzettino’ ha ancora una bella versatilità, attagliandosi a notiziari di tante realtà di cui fa rilevare la specificità, l’agilità e anche la complicità coi lettori — gazzettini teatrali, cittadini, di piccole regioni. Il che riprende in maniera molto delicata la prospettiva originale di un foglio di notizie che si paga con la moneta da due soldi che gira in città.

Parola pubblicata il 08 Febbraio 2020