Gridare
gri-dà-re (io grì-do)
Significato Alzare la voce, emettere suoni alti; dire urlando, affermare, sostenere
Etimologia attraverso un ipotetico critare, dal latino classico quiritare propriamente ‘invocare l’aiuto dei Quiriti’.
Parola pubblicata il 14 Settembre 2020
Ci sono parole di uso comune che custodiscono tagli di storia così sorprendenti da sembrare scherzi. Oggi vediamo il caso a stento credibile del gridare.
Ancora oggi possiamo apprezzare la forza fonosimbolica di questo verbo, che riesce a coniugare un’asprezza di suono vibrante, acuta e articolata con quel carattere esplosivo e di grande forza polmonare che riconosciamo nell’atto di alzare la voce; ma secondo una corrente maggioritaria non si tratta di una di quelle parole che affondano nel proprio suono. Il gridare si evolve a partire dal latino classico quiritare— e per capire che vuol dire dobbiamo tirare in ballo i Quiriti.
Chi erano i Quiriti? Erano quelli che noi chiamiamo ‘Romani’. O meglio, era il nome che i Romani usavano per chiamare sé stessi nelle loro funzioni civili, come cittadini di Roma (in effetti contrapposti, come notano alcuni classicisti, proprio a ‘Romani’, come si chiamavano ad esempio nei rapporti militari). L’origine di questo etnonimo (nome di popolo) è oscura e dibattuta, ed è plausibile che scaturisca fuori dal latino, in altre lingue italiche.
Il fatto che sui dizionari il significato di quiritare sia registrato appena come ‘invocare aiuto’, lascia da intendere la parte più bella e interessante della storia: la radice nel nostro gridare sta nel chiamare aiuto, e il concetto di chiamare aiuto è stato pensato da una parte importante dei nostri progenitori come l’atto di chiamare i concittadini. Chiamare in aiuto i Quiriti. Quiritare.
Questa concezione è molto eloquente: quella dell’antico popolo romano è un’esperienza che dura un’infinità di tempo, e guardare quelle cartine in cui c’è un impero colorato dello stesso colore da Finisterre all’ombra degli Zagros e dalla Scozia ai deserti nubiani non ce la dice tutta. Le parole del latino sono in una parte rilevante foggiate da un’esperienza appena cittadina, in cui la gloriosa Urbe ha poche centinaia o migliaia di abitanti che campano mangiando farro e lavorando la terra spalla a spalla con lo schiavo, e chiamare aiuto — fuoco, incursori — significa chiamare la comunità, la città in soccorso. Un’idea che cambia ma si rafforza in epoca repubblicana, quando il quiritare diventa (sbavandosi di eccesso) uno strillo da oratori, e quindi un protestare urlando, un forte lamentare.
Certo, c’è stato chi ha addotto ricostruzioni differenti, magari riferite al latino tardo quirritare, cioè ‘grugnire’, questo sì di origine espressiva, onomatopeica. Ma il riferimento al quiritare pare ormai quasi pacifico. In italiano, attraverso un ipotetico critare, emerge per iscritto come ‘gridare’ già nel Duecento, infilando significati di strepitare per rabbia, richiamo, invocazione, e giungendo in epoca rinascimentale alla normalità di chi grida semplicemente parlando con un tono di voce alto.
Avendo séguito in spagnolo, in catalano, in portoghese, in occitano, in francese e anche in inglese (cry), è una parola su cui davvero non tramonta mai il sole. Anche perciò, il fatto che nasca dalla sicurezza che avevano gli abitanti di una piccola cittadina dell’Italia centrale, nata su una sponda del Tevere ventotto secoli fa, che quando si gridava aiuto ci si stringeva come cittadinanza, ha un impatto unico.