Intimare

in-ti-mà-re (io ìn-ti-mo)

Significato Ordinare in maniera perentoria

Etimologia voce dotta recuperata dal latino intimare ‘far entrare all’interno, notificare’, derivato di intimus ‘intimo’.

Questa parola ci racconta un’azione particolarmente penetrante, e che ci porta subito alla mente situazioni piuttosto serie. Ma il punto di partenza è sorprendentemente delicato. In effetti basta soffermarcisi per un attimo per intuire che nell’intimare c’è l’intimo, ma non è immediato intendere il perché di questa derivazione.

La storia della lingua latina si allarga su tre millenni, e ovviamente in questo inconcepibile lasso di tempo non è rimasta sempre uguale a sé stessa. L’intimare lo incontriamo nel latino tardo: l’articolata piena della lingua latina è montata raggiungendo le sue vette più strabilianti fra primo secolo avanti e primo secolo dopo Cristo, e nella lentissima, eterogenea fase della decadenza ha avuto un peso non trascurabile un gusto retorico che impreziosiva la lingua. Non stupisce che in questo periodo emerga l’intimare: a partire dal classico intimus, superlativo che possiamo leggere come ‘il più interno’ o banalmente ‘intimo’, ci racconta un rendere interno, e quindi un introdurre, un far entrare, ma per estensione (specie in diritto) anche un comunicare, un far sapere, un notificare.

Con questi significati avrà una fortuna particolare, perché sarà raccolto nel VI secolo nella compilazione giuridica dell’imperatore Giustiniano (il Corpus Iuris Civilis), uno dei testi più importanti del mondo, che dimenticato nei secoli bui e riscoperto nell’esperienza che avrebbe portato alle prime università, ha dato forma al pensiero giuridico dapprima occidentale, e poi globale (almeno per quel che riguarda il diritto civile). E guardandolo senza soggezione si vede che è un modo non poco lezioso di dipingere il notificare, farlo col profilo di un interiorizzare.

Nel Cinquecento l’italiano prende in prestito il termine latino e non lo rende più: dapprima avrebbe preso anche i significati più lisci del ‘far sapere’ (e in certi usi tecnici è ancora così), ma rapidamente si stabilizza su quelli dell’ordinare in modo perentorio, risoluto. Il carabiniere intima al sospettato di fermarsi, l’amica mi intima di non darle buca, ti intimo di posare l’ultima ciambella che già ti stavi portando alla bocca perché sarebbe la tua quarta e a me ne sono toccate solo due. È un ordine che non si attende negoziazioni, non si attende corazze o respingimenti; entra dentro, penetra, e disattendere ciò che è intimato ha tutta la gravità del tradimento — perché ciò che si intima è compreso, è capito dalla persona a cui è intimato, e può essere disatteso solo se c’è una precisa volontà contraria. Un esito molto curioso e sottile, per la famiglia sentimentale dell’intimo.

Parola pubblicata il 02 Novembre 2019