Lazzarone

Parole semitiche

laz-za-ró-ne

Significato Canaglia, mascalzone, ma anche scansafatiche, tizio sfaccendato e pure un po’ sporco, oggi usata soprattutto in tono scherzoso

Etimologia voce derivata dal napoletano, accrescitivo di ‘lazzaro’, con lo stesso significato, dallo spagnolo làzaro ‘pezzente, lebbroso, mendicante’, a sua volta da Lazzaro, nome di un povero pieno di piaghe presente in una parabola riportata nel Vangelo di Luca; tale nome, Lazzaro, deriva, attraverso il latino e il greco, dall’ebraico El’azar, col significato di ‘aiutato da Dio’ o ‘Dio ha aiutato’.

  • «Alzati, lazzarone!»

Certe parole sono più brillanti di un diamante da dieci carati. Ed è proprio il caso di dirlo in merito a lazzarone, termine ad oggi usato principalmente con intenti scherzosi, per definire, ad esempio, gli studenti scansafatiche, magari apostrofati così da un’anziana professoressa solita sgranocchiare gli omonimi biscotti, o per designare dei giovani perdigiorno pigri e disordinati senza però voler essere troppo severi.

I più avvertiti ci sentiranno dentro un’eco evangelica, così come una parentela col lazzaretto. E no, non hanno torto, ma c’è anche tanto altro da scoprire. Partiamo di certo dal racconto di Giovanni, in cui Lazzaro, fratello di Marta e Maria di Betania, è resuscitato da Gesù il quale, nell’operare il miracolo, gli dice di uscire fuori dal sepolcro dove era stato posto. Ma questo Lazzaro qui non è l’unico a portare cotanto nome nei Vangeli. In Luca 16,19 c’è una parabola i cui protagonisti sono ‘Il ricco cattivo e il povero Lazzaro’: costui è un mendico piagato dalla lebbra che, come consolazione per le sue pene terrene, ha un posto speciale nell’aldilà. Il nome Lazzaro è arrivato in italiano attraverso il latino Lazarus e il greco Lazaròs, variante di Eleazar, derivato dal teoforico ebraico El'azar, col significato di ‘Aiutato da Dio’ o ‘Dio ha aiutato’. La particella El- indica appunto Dio (la ritroviamo in altri nomi con la stessa origine, come Emanuele, Gabriele, Gioele) e ‘azar sta invece per ‘aiuto’ anche con un senso militare.

Il fatto che nel Vangelo Lazzaro fosse anche il nome di un lebbroso è all’origine del significato della parola làzaro in spagnolo: la si usava per indicare i malati di pelle, coloro che soffrivano di immonde piaghe cutanee, ma anche i mendicanti cenciosi e sporchi. Insomma, coloro che erano il rifiuto della società (e, guarda guarda, proprio quelli ai quali il messaggio di Gesù si indirizzava). È col nome dispregiativo di lazzari che vengono quindi chiamati a Napoli i giovani che seguirono Masaniello, nel 1647, nella breve rivoluzione contro i dominatori iberici (e saranno ancora una volta i lazzari a battersi coraggiosamente contro i francesi nel 1799). Erano dei ragazzi appartenenti ai ceti popolari, quindi di certo non benvestiti, ma organizzati e pronti a tutto per la loro città. Col tempo, però, e l’accasciarsi della fama delle loro gesta su sé stessa, con lazzari si iniziò a definire, sempre a Napoli, i senza fissa dimora, i vagabondi e i poveracci, lasciando alla parola anche un retrogusto di grettezza e ingovernabilità da plebaglia.

Ad oggi l’accezione più bassa e denigratoria di lazzarone sembra quasi fuori uso. La nonna, infatti, brontolerà per l’ennesima marachella di quei due lazzaroni dei nipotini, ma non sarà niente di più grave di un vaso rotto; sorrideremo al pensiero dello scherzo ordito da quei lazzaroni dei nostri amici, da sempre gran burloni, o magari ci lamenteremo di come quel lazzarone del coinquilino abbia dimenticato ancora una volta di pulire il fornello sporco di caffè.

Un’ultima nota: ad imparentare il lazzarone col lazzaretto c’è la storpiatura operata dalla parlata popolare. In origine fu infatti il Nazzaretto, luogo dove, a Venezia, sull’isola di Santa Maria di Nazareth, venivano ammassati gli appestati in quarantena. Il personaggio della parabola evangelica deve aver avuto una certa responsabilità nella modifica che questo nome ha subito nelle parlate popolari, forse sia a causa della somiglianza fonetica, sia per l’elemento scabroso della malattia cutanea, lebbra o peste che sia, capace di disegnare subito nella mente immagini manzoniane di tragico orrore. A questo povero Lazzaro toccano proprio delle parole poco gradevoli!

Parola pubblicata il 07 Luglio 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.