Perdigiorno

Leopardi spiega parole

per-di-giór-no

Significato Persona sfaccendata, oziosa, che passa le giornate bighellonando, senza concludere niente; in ornitologia, denominazione popolare di alcuni uccelli palustri appartenenti alla famiglia degli Ardeidi

Etimologia parola composta dal tema verbale di perdere e dal sostantivo giorno.

  • «Tuo figlio è proprio un perdigiorno!»

Il poeta, o vulgo sciocco,
un pitocco
non è già […]
E né meno è un perdigiorno
che va intorno
dando il capo ne' cantoni,
e co 'l naso sempre a l'aria
gli occhi svaria
dietro gli angeli e i rondoni.

A conclusione delle sue Rime nuove, Carducci congeda i lettori offrendo il suo personale ritratto del poeta, un vero artigiano delle parole, che sa unire insieme grande maestria tecnica e alti contenuti di pensiero. Nel farlo, sottolinea anche — con quel modo un po’ spocchioso da borghese di fine ‘800 — ciò che il poeta assolutamente non è: non un “pitocco”, cioè un indigente, né un giardiniere, sempre con le mani tra la terra e il letame. Né tantomeno è un perdigiorno: qualcuno che se ne sta con le mani in mano, che vaga senza meta e senza alcun obiettivo, col naso per aria e la testa tra le nuvole.

Perdigiorno è infatti letteralmente “colui che spreca le giornate”, che “sciupa il tempo” in modo inattivo, in quanto il verbo perdere possedeva originariamente l’accezione principale di “mandare a male, scialacquare, consumare, dissipare”.
È una di quelle parole composte di cui l’italiano è abbastanza ricco, che mostrano un lato molto creativo e duttile della nostra lingua. Nello Zibaldone, Leopardi vi dedica diversi passaggi, notando come esse siano formazioni tipiche del linguaggio familiare e popolare e proprio per questo fonti di eleganza e purezza:

Questa facoltà de’ composti di due o più voci, è proprissima anche oggidì del linguaggio italiano familiare […] e il discorso ne riceve una elegante e pura novità, ed una singolare efficacia.


Nell’edizione tardo secentesca del Vocabolario della Crusca, il termine perdigiorno era spiegato con un suo sinonimo, “scioperato”, e veniva messo in relazione al termine latino otiosus e a quelle greco apràgmon. Tutte parole che alludono non ad una generica pigrizia, ad un completo “far nulla”, ma più esattamente al non essere impegnati in lavori di tipo pratico, occupazioni concrete.

A recuperare questa declinazione “meno severa” sembra essere Gianni Rodari che nelle Avventure di Giovannino Perdigiorno ci mostra non un piccolo e annoiato scansafatiche ma piuttosto un imprevedibile viaggiatore, un esploratore curioso ed esigente che scopre mondi immaginari e visionari.
Questo girovago rodariano può vantare un predecessore letterario d’oltralpe: lo scrittore romantico Joseph von Eichendorff, nel suo romanzo Vita di un perdigiorno (traduzione dal tedesco Taugenichts, che sarebbe letteralmente “buono a nulla”), ci racconta le vicende di un viaggiatore avventuroso che va per il “libero e vasto mondo” in compagnia solo del suo violino. Questo giovane ragazzo di campagna, destinato a lavorare nel mulino del padre, rifiuta questa vita sedentaria, già scritta: la vera pigrizia, sostiene infatti, è nell’accettare la schiavitù di un lavoro ripetitivo, mosso solo da interessi economici ed egoismi — la vita dev’essere invece gioiosa e dinamica, nutrita da viaggi, da avventure, dalla contemplazione spensierata della natura.

Ma non solo faccende umane. Sarà infatti per quel loro atteggiamento rilassato, per quel trascorrere le giornate tranquilli, a guardarsi attorno ritti su una zampa sola, o forse per quel veleggiare in cielo con leggeri battiti d’ala, passeggiare placidi lungo le sponde limacciose — che alcuni uccelli della famiglia degli aironi hanno assunto la denominazione di perdigiorno. Si tratta di un fenomeno di impronta regionale: non dunque tecnicismi ornitologici, si capisce, ma piuttosto nomi “volgari locali” con cui questi uccelli erano indicati — principalmente nei dialetti ligure, piemontese e sardo.

Airone cenerino (Ardea cinerea) in volo


Una paroletta simpatica e spontanea, di un gusto popolare che sa di campagna e di semplicità. Forse che il suo tratto tipico sia proprio questo saper planare sul mondo con leggiadria, con pochi pensieri per la testa e il cuore leggero — pur con il rischio di essere considerati dei fannulloni!

Parola pubblicata il 11 Luglio 2022

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.