Dissipare

dis-si-pà-re (io dìs-si-po)

Significato Dissolvere, disperdere, scialacquare

Etimologia voce dotta recuperata dal latino dissipàre ‘disperdere, scialacquare’, derivato di supare ‘gettare’, con prefisso dis- col senso di ‘qua e là’.

La sorte di questo verbo è curiosa: ha preso una piega molto più poetica rispetto al profilo che doveva avere, e rispetto a quello che hanno i suoi parenti. Ma si sa, la vita è piena di sorprese — anche quella delle parole.

Il verbo latino supare non pare abbia avuto grande successo (la sua stessa attestazione è piuttosto tarda); sennonché ha dato origine al dissipare, che invece ne ha avuto eccome, e oltre al nostro ‘dissipare’, voce dotta, ha dato origine per via popolare all’arcipelago di ‘sciupare’, ‘sciupìo’, ‘sciupacchiato’ e via dicendo. Lo sciupare nasce per aferesi da dissipare (che perde la prima sillaba).

Il dissipare latino è molto più vigoroso del nostro, anzi arriva alla violenza: è uno sparpagliare, un diffondere, ma anche uno sbaragliare e un distruggere, oltre a un dilapidare. È un gettare di qua e di là con forza intensa, brusca, se non bruta. Notiamo subito che quello di ‘dilapidare’ è un significato che troviamo anche nel nostro dissipare, per quanto confinato a un registro linguistico un po’ alto, un po’ sostenuto: si può parlare di come un’eredità sia stata dissipata, di come gran parte di un patrimonio sia ormai dissipato — un uso che ha un tono molto più compassato e asciutto rispetto allo scialacquare, allo sperperare, e anche rispetto allo stesso dilapidare.

E qui vicino ha anche un tratto effettivamente comune con lo sciupare: se dissipo la mia vita dietro a persone che non mi amano, se dissipo il mio tempo in una ricerca ostinata e inutile, il dissipare è uno sciupare, un rovinare, uno sprecare. (Forse qualcuno si ricorderà del trio del secondo atto della Turandot Ho una casa nell’Honan, in cui il cancelliere Ping canta dolente «E sto qui a dissiparmi la mia vita, a stillarmi il cervel sui libri sacri. E potrei tornar laggiù, presso il mio laghetto blu, tutto cinto di bambù.»)

Altrimenti il dissipare non ci parla più di distruggere, né di disperdere come soldati in rotta o semi gettati. Ci parla piuttosto di un dissolvere — il suo significato maggiore, ma come dicevamo in apertura quello che lo rende più diverso rispetto a quelli che aveva l’originale latino e che hanno i suoi parenti. Pensiamo al sole che dissipa la nebbia. Vederlo come una calda cavalleria che sbaraglia le file della foschia, per quanto etimologicamente coerente, non trova riscontro nel tono delicato, poetico che ha per noi. La spiegazione netta e il sorriso lieto che dissipano il dubbio non lo fanno sparpagliandolo, non lo disperdono: lo fanno svanire. Così la prova dissipa il sospetto, a tavola il vino dissipa le rigidità, la passeggiata mano nella mano dissipa la tristezza.

Parola pubblicata il 22 Dicembre 2019