Massimalista

mas-si-ma-lì-sta

Significato Che sostiene la realizzazione massima di un’idea o di un programma; estremista, radicale

Etimologia dal francese maximaliste, da maximum ‘massimo’, il quale è dal latino maximus, superlativo di magnus ‘grande’.

Massimalista e minimalista sono aggettivi colleghi, che trasformano due superlativi fondamentali (di grande e piccolo) in due tendenze, in due atteggiamenti contrapposti (anche se non speculari). Perciò sono termini più centrali e versatili di quello che può sembrare a prima vista: attengono a concetti primari.

Ora, dei due quello che ha fatto strada in maniera più variegata è senz’altro il minimalista: si è fatto una grande nomea nei campi della musica, dell’architettura, del design, della letteratura, del costume. Dopotutto, dei due, il minimalista è quello sobrio, razionale, essenziale: opta per pochi elementi importanti e asciutti, sceglie vie di piccoli passi, programmi circoscritti e attuabili. In ogni campo, dalla politica alla scrittura all’arredamento, ha un tratto elegante e affidabile. Il massimalista no.

L’impressione che suscita il massimalista è rimasta legata a un’originaria dimensione politica: infatti la contrapposizione massimalista/minimalista emerge in maniera particolarmente carismatica alla fine dell’Ottocento, quando vengono al pettine le opzioni di un programma socialista minimalista (che investisse ad esempio riforme su suffragio, ore di lavoro, sanità e simili) e uno massimalista (la rivoluzione). È appena il caso di notare che il francese maximaliste si rifà probabilmente al russo Maksimalíst, ma secondo alcuni studiosi si dovrebbe parlare di un calco di bol’ševík ‘maggioritario’, da ból’šij ‘massimo’ — da cui il nome dei bolscevichi.

È con questa associazione che il massimalista si è accostato all’estremista, anche se questi due concetti si toccano soltanto in una congiunzione particolare. In sé il massimalista punta in alto, a un massimo: rifiuta una soluzione parziale, esige la realizzazione di un programma apicale senza compromessi. Questo naturalmente può significare che il massimalista è radicale, estremo, irragionevole: non parlo con te di come migliorare un po’ la situazione in cui ci troviamo perché l’unica scelta sensata che appoggio è tornare a vivere nei boschi. Però è anche adamantino, stoico, incontentabile — tratti che, pure, sanno avere il loro profilo virtuoso. Non c’è grande artista che non abbia avuto una buona dose di massimalismo, nel suo carattere — chi te la fa fare la cupola del duomo di Firenze, se non sei massimalista?

Qui vediamo lo scollamento fra massimalista e minimalista, il motivo per cui sono qualità contrapposte ma non speculari — non si escludono a vicenda come la qualità del bianco e quella del nero, prendono pieghe irriducibili. Il minimalista può sì seguire un programma minimo e realistico, ma nella sua più generale inclinazione all’essenziale può essere frutto di un programma massimo. Pensiamo a quanto sia massimalista il minimalismo di una cerimonia del tè giapponese, di una composizione ikebana. Similmente può essere minimalista il massimalismo tranchant di chi propugna un’autarchia totale.

Un caso esemplare di come le parole crescano senza troppe simmetrie.

Parola pubblicata il 11 Gennaio 2022