Movente
mo-vèn-te
Significato Che determina, trasmette, imprime il moto; che si muove facilmente; fattore psichico, impulso, stimolo, causa, specie di un comportamento delittuoso
Etimologia participio presente di muovere, dal latino movère.
- «La dinamica è chiara... Ma qual è il movente?»
Parola pubblicata il 14 Febbraio 2025
È un peccato quando una parola si ritrova in un cul de sac, impiegata con una sola accezione (anche un po’ consunta e piena di ditate) a dispetto delle meraviglie di cui è capace. Il movente, usato come sostantivo, è un concetto da giallo, da giornale, da foro — ci tira in ballo indagini, ricostruzioni, accuse, e ha soprattutto il profilo della ragione per cui un delitto è commesso. Ma guardiamolo bene, questo movente, perché è più grosso e articolato di quanto l’uso non suggerisca.
È participio presente di ‘muovere’, secondo una variante toscana (dove si direbbe mòvere). In quanto tale è una parola versatilissima — il movente muove e si muove, determina e abbraccia un movimento.
Si possono considerare le forze moventi in un certo sistema, si può parlare delle torte moventi esposte in vetrina (pare che siano loro a dirigere i nostri passi), si può parlare di un discorso movente, con toni incendiari; ma possiamo anche parlare delle chiome moventi degli alberi nella brezza, delle forme moventi delle nuvole, dei riflessi moventi sulla superficie del lago, delle impressioni moventi che ci suscita una notizia. Il perno di significato è semplicissimo e l’ambivalenza — che muove / che si muove — è forte e deliziosa, adatta a discorsi scientifici, a discorsi ironici, a discorsi poetici.
Senza contare che il movente (e ci avviciniamo a un uso più consueto, anche se l’ambito qui è letterario) è anche fotografato come ciò che proviene, che ha origine: posso parlare di una diffidenza movente da una brutta esperienza passata, di una strettezza movente da un periodo di difficoltà, di una munificenza movente dall’appartenenza a una famiglia molto facoltosa. Il tono è magniloquente, ma i suoi elementi sono essenziali.
Anche il movente-sostantivo, nella sua dimensione psichica, è più del movente del delitto.
Pur davanti all’azione lodevole, possiamo dubitare che l’orgoglio sia un buon movente; possiamo cercare di osteggiare proposte politiche che hanno come solo movente l’egoismo e la tutela dell’egoismo; e ci investe una delusione sottile quando qualcuno cerca moventi nascosti per il nostro gesto di mera gentilezza. Il movente qui — impulso, stimolo, ragione razionale che sia — determina un comportamento, che a sua volta suscita delle reazioni. Non si parla di moventi per atti neutri, che ci lasciano indifferenti, come invece possono essere gli atti rispetto a cui parliamo di cause e ragioni.
Per questo la strada verso il delitto è spianata: si parla di movente passionale (gasp), movente politico (gulp), e — nella più classica delle scene drammatiche — chi indaga sbatte la testa sul movente che manca (e poi si scopre che è una questione di soldi, una vendetta, e via dicendo).
Tornare a terra, con le parole, è importante. Recuperarne il senso originale — che spesso ci fa il favore di stare lì in bella vista — ci permette di uscire dal vicolo cieco di un’accezione cristallizzata in un uso di alta frequenza, e di tornare a notare le cime moventi dei cipressi, il movente di una rivalsa che ci guida.