Nestoriano

ne-sto-rià-no

Significato Relativo al Nestorianesimo, movimento cristiano del V secolo; in riferimento a un ordine o una sequenza, con gli elementi forti al principio e alla fine e con quelli deboli nel mezzo

Etimologia nel primo caso dal nome di Nestorio, vescovo siriano vissuto a cavallo fra il IV e il V secolo; nel secondo caso dal nome di Nestore, mitico re di Pilo, che partecipò alla guerra di Troia.

In questa forma confluiscono due parole - nessuna delle due molto comune; ma la seconda riserva grandi soddisfazioni.

Per quanto riguarda il nestoriano inteso come relativo alla dottrina di Nestorio, possiamo dire che tale dottrina fu condannata come eretica nel Concilio di Efeso del 431: infatti, secondo Nestorio, la natura umana e quella divina, in Cristo, coesistevano moralmente, ma erano fisicamente separate l’una dall’altra; prevalse l’idea teologica della cosiddetta ‘unione ipostatica’, secondo cui gli elementi della trinità partecipavano di un’unica sostanza.

Ben più interessante, e con risvolti modernissimi, è il nestoriano che si rifà alla figura mitologica di Nestore, re di Pilo di Messenia. Si trattava del più vecchio e saggio fra i re greci che assediarono Troia sotto la guida di Agamennone: in molti lo cercavano domandando consiglio, e in ogni occasione la sua è la voce della prudenza.

Nel III libro dell’Iliade le parti avverse decidono di risolvere l’intera guerra in uno scontro fra due campioni - Paride e Menelao, che sono i primi a contendersi Elena. Menelao ha decisamente la meglio, ma prima che possa uccidere Paride, Afrodite lo trae in salvo. Secondo le regole stabilite, il duello sarebbe quindi stato vinto da Menelao, ma nel IV libro i Troiani, influenzati da Era, decidono di non rispettare il patto. L’arciere Pandaro colpisce Menelao a tradimento, e gli Achei, furenti, si preparano allora alla battaglia. Agamennone arringa l’esercito per incendiare gli animi, e Nestore ordina i suoi soldati per lo scontro: sistema nelle prime file i carri e i cavalieri, pesantemente armati; nelle ultime i fanti più valorosi; nel mezzo, racchiude i più codardi fra i fanti, in modo che si trovino costretti a combattere loro malgrado.

Quest’ordine - l’ordine nestoriano - è diventato un vero e proprio paradigma. In retorica, quando si deve scegliere la sequenza con cui presentare le proprie argomentazioni, se si opta per un ordine nestoriano si pronunceranno le argomentazioni più forti in apertura e in chiusura, riservando a quelle più malferme il mezzo del discorso; durante la cena importante si può disporre che i vini vengano serviti in ordine nestoriano: i migliori e più ricercati verranno serviti durante l’antipasto e alla fine della cena, mentre per l’accompagnamento di primi e secondi si serviranno vini più modesti; e nel descrivere una persona, o nel farle degli appunti sul suo comportamento, si può adottare un ordine nestoriano aprendo e chiudendo con lodi e complimenti, e diluendo al centro le critiche più spiacevoli.

Un’immagine essenziale, che è bello non ricondurre alla metafora facilona del panino, richiamando invece un paradigma vigoroso scaturito dalla roccia omerica.

Parola pubblicata il 09 Giugno 2015