Odiosamato
Parole d'autore
o-dio-sa-mà-to
Significato Che suscita sentimenti misti di attrazione e repulsione
Etimologia composto di odioso e amato, coniato da Vittorio Alfieri nella Vita scritta da esso (1806).
Parola pubblicata il 15 Febbraio 2021
Parole d'autore - con Lucia Masetti
La lingua cresce con la letteratura – e noi abbiamo un bel mucchio di parole inventate da letterati, rese correnti da autori celebri, o che nascono da opere letterarie. Scopriamo insieme queste belle parole dietro alle quali si può sorprendere una mano precisa.
Anche se ogni lingua fa eroici sforzi per incasellarli, i sentimenti sono come gli elementi della tavola periodica: in natura non si trovano quasi mai allo stato puro. Non sorprende quindi che ogni tanto nascano parole ibride, nel tentativo di descrivere quel pasticcio impasticciato che siamo noi.
Gli inglesi per esempio chiamano frienemy una persona verso cui si provano sentimenti sia amichevoli che ostili (in italiano abbiamo i ‘nemiciamici’, resi celebri da Red e Toby). Di recente poi una simpatica pubblicità di Sky ha incoraggiato a coniare nuovi termini per indicare le emozioni miste: la speransia, la nostalgioia, l’euforiglia…
C’è però un mix in particolare che gode da sempre di grande attenzione. “Odio e amo” scriveva Catullo la bellezza di 2000 anni fa “Non so dirti perché, ma così avviene, e il tormento mi crocifigge.”
Tanti sono i modi in cui questi due sentimenti si possono intrecciare; nel caso di Catullo la passionalità e la dipendenza dell’amore convivono con l’astio dettato dai continui tradimenti. In breve Catullo è innamorato di una donna che non stima: come scrive in un altro carme, la ama ma non le vuole bene.
Uguale situazione è quella in cui incappa Alfieri: altro giovane di forti passioni, che divampano sul vuoto di una solitudine profonda. La sua giovinezza, scrive lui stesso nella Vita, va dispersa tra passatempi superficiali, che lo riducono a una condizione di noia e quasi di disperazione; e forse è in un tentativo di sfuggirvi che finisce “ingolfato fino agli occhi” nell’amore per una donna che non rispetta.
Il rapporto, tra scenate e drammatiche riappacificazioni, dura più di due anni, e s’interrompe solo con un estremo atto di volontà da parte dell’Alfieri. È in questa occasione che arriva a farsi legare alla sedia dal servitore, per impedirsi di correre dall’“odiosamata signora” e concentrarsi sulla vocazione finalmente scoperta: la scrittura.
Così, a differenza del povero Catullo, l’Alfieri ha la meglio sul suo odio-amore, riuscendo anche a instaurare qualche anno più tardi una relazione serena con un’altra donna. Ma quella spaccatura interiore non la dimenticherà più, tanto da proiettarla anni dopo nel suo capolavoro.
Il Saul ci offre infatti un autoritratto indiretto, spietatamente sincero: quello di un uomo capace di odiare e amare ferocemente nello stesso tempo. «I figli miei, / ch’amo pur tanto, le più volte all’ira / muovonmi il cor, se m’accarezzan» confessa il re, che ha cacciato il genero David dal proprio palazzo eppure piange al solo sentirlo nominare.
Una situazione che, sebbene estremizzata, è più diffusa di quanto sembri: la scienza stessa ci dice che odio e amore sono insospettatamente vicini, dal momento che – secondo uno studio dello University College di Londra – attivano circuiti cerebrali simili.
È vero che amori ambivalenti e distruttivi come quelli di Alfieri e Catullo non sono comuni, e dovrebbero esserlo ancor meno. Tuttavia basta guardarsi un po’ dentro per vedere che ogni amore ha delle ambivalenze. Pensate alle caratteristiche più esasperanti di un caro amico, o chiedete al laureando medio di descrivere la propria tesi, e vedrete che la parola «odiosamato» cascherà a fagiolo.
Questo appunto è il bello della letteratura: non risolve le contraddizioni, ma ti offre le parole per descriverle. E così ti aiuta a capirti, ogni volta, un pochino di più.