Olofrastico

o-lo-frà-sti-co

Significato Di parola, che ha il significato equivalente a un’intera frase

Etimologia composto dall’elemento olo-, dal greco hólos ‘tutto’, e da un derivato del greco phrastikós ‘dichiarativo’, da phrásis ‘espressione’.

  • «Preferisci il 'no' olofrastico al 'non' ellittico?» «Sì.»

Non è una parolaccia — non corro il rischio che mi sia dato oltraggiosamente dell’olofrastico. Certo però è un parolone, anche se il più delle volte ciò che descrive sono paroline, gli avverbietti più brevi e fondamentali della lingua. Ed è un termine interessante perché ci chiarisce qualche punto sull’alternanza fra certi modi di dire.

Che equivale a tutta una frase. Questo è il significato dell’olofrastico, anche se qui il concetto di ‘frase’ è da prendere in senso un po’ elastico, possiamo anche pesarlo come un sintagma, un gruppo minimo di elementi significativi.
«Giorgio, hai piacere di venire con noi a ballare anche se l’ultima volta ti sei fracassato il ginocchio?» «Sì». Questo ‘sì’ è un avverbio olofrastico, perché da solo intende e riassume che ‘ho piacere di venire con voi a ballare anche se l’ultima volta mi sono fracassato un ginocchio’. E nella squadra di parole che sanno fare questo gioco olofrastico non ci sono solo e no, ma anche il sicuramente, il certo e via dicendo.

Inoltre, può manifestarsi come olofrastico anche il superlativo di un aggettivo, laddove riprenda un aggettivo di grado positivo che si trova in una domanda. Messa così pare una cabala, ma è banale: «Avete mangiato bene al ristorante?» «Benissimo.» Oppure «Davvero la qualità era così bassa?» «Infima.» Si aggiungono alla lista anche i pronomi personali: «Chi è stato a finire il latte lasciandone appena un goccio sul fondo del cartone e rimettendolo in frigo?» «Io.»

Bella sintesi. Ha un’incisività che si presta anche a slogan e motti. Prendiamo un caso in cui l’avverbio olofrastico sostituisce il sintagma verbale: «Loro vogliono un futuro cupo di decadenza e devastazione. Noi no!»

Queste analisi sono curiose, ma non problematiche. Però certi profili di discussione ci sono. Soprattutto il ‘no’ olofrastico è usato per evitare la ripetizione del verbo con una negazione. «Ci vuoi andare o no?» E questo va benissimo, funziona anche coi sostantivi «Saranno ritenuti tutti responsabili, presenti e no.»
Il fatto è che questo uso si alterna con un’ellissi del sostantivo o del verbo da ripetere. «Ci vuoi andare o non?» «Saranno ritenuti tutti responsabili, presenti e non.» Il risultato è una certa incertezza se si debba dire ‘no’ o ‘non’.

Al solito, i doveri della grammatica sono in realtà dei poteri, cose che se fatte hanno certi esiti. Se, com’è molto comune, ricorriamo a un’ellissi del sostantivo, ‘presenti e non (presenti)’ (accade coi sostantivi più che coi verbi), il risultato è consueto — ma forse si perde qualcosa. Il ‘no’ e il ‘non’ sono differenti. Il ‘non’ non è un termine che agisce isolato, e lasciar sottinteso ciò a cui si riferisce, secondo molti dizionari e varie grammatiche, qui è improprio. Il ‘no’ invece ha una devastante autonomia appunto olofrastica, è in grado di riprendere e comprimere nelle sue due lettere un discorso intero.

Senza appoggiarsi alla categorie del giusto e dello sbagliato, possiamo rilevare che il ‘no’ ha un’altra potenza. A parte che in italiano in fine di frase il ‘non’ ha un suono un po’ smiagolato, dire che l’incontro all’università è aperto a studenti e no, dire che questa è una misura che ci toccherà prendere volenti o no, dire che il problema di un territorio riguarda residenti e no, non dà l’idea e la sensazione che stiamo omettendo qualcosa per rapidità o evitare il tabù di una ripetizione: dà l’idea di una negazione residuale ribaltata, recisa e conclusiva. Come sarebbe lezioso il titolo Uomini e non, invece che Uomini e no (celebre romanzo sulla Resistenza, di Elio Vittorini).

Sono davvero intensi ed espliciti, gli avverbi olofrastici. Talmente intensi ed espliciti che talvolta preferiamo non dirli nemmeno. «Ci sarai anche tu al concerto?» «Purtroppo avevo già fissato una cena in famiglia.» «Quindi intendi partecipare anche tu al progetto?» «Non aspetto altro.» Grammatica, certo, ma anche psicologia.

Parola pubblicata il 25 Luglio 2024