Parabolano

pa-ra-bo-là-no

Significato Chierico della tarda antichità dedito all’assistenza di infermi e appestati; chiacchierone, parolaio sbruffone

Etimologia nel primo significato, legato al greco parábolos ‘temerario’; nel secondo, da parabola, che attraverso il latino è dal greco parabolé ‘confronto’.

  • «Sembra abbia fatto tutto lei, che parabolana.»

Complichiamoci subito le idee su questa parola, che già è poco nota: esistono due parabolani, due lemmi che non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro, e anzi per certi versi finiscono a incarnare figure opposte — ma risali risali un etimo prossimo si trova. Troveremo alcuni nodi stupendi e delle risorse notevoli.

C’è un parabolano storico, appartenente alla tarda antichità, meglio noto come parabalano. È un religioso cristiano, orientale, parte del clero anche se non appartiene a un ordine né ha preso voti. Alla lettera il suo nome greco (parábolos) ha un significato che ci può stupire, in un ambito come questo — e cioè ‘temerario’, una persona che mette a repentaglio (paráballo) la sua vita. C’è da chiedersi che faccia di tanto audace il pio parabolano.
Be’, sta semplicemente con gli appestati. Presta loro soccorso e assistenza, dà loro sepoltura. Possiamo considerarla una dedicazione ultima, che dà conforto agli ultimi reietti al costo normale del contagio e della vita — corre il rischio estremo della pietà. Figura di maestà francescana, certo, se non fosse che in realtà quella dei parabolani non era solo un’azione così devota e ascetica: come non di rado succede, a una simile dedizione si accompagna un certo fanatismo, che li ha resi più volte pedine violente sugli scacchieri dei vescovi — di cui potevano esser attendenti, se non vere guardie del corpo e milizia. Ad esempio, delle fonti citano che il cruento assassinio della scienziata e filosofa alessandrina Ipazia, nel 415, sia stato compiuto proprio da una masnada di parabolani. Ad ogni modo, gente fattiva.

L’altro parabolano invece è il contrario: un chiacchierone. Letteralmente: è proprio la persona che ciancia, con un tratto spaccone — il parolaio sbruffone. Qui l’origine è semplicissima, si direbbe: da parabola cioè ‘parola’, termine da cui in effetti nasce la nostra ‘parola’. Già perché il latino ‘parabola’, se è preso in prestito dall’italiano per via dotta, ha significati geometrici (pensiamo alla curva conica, all’antenna), significati narrativi (pensiamo a quelle evangeliche), ma per via popolare si usura nell’uso continuo del significato di ‘parola’. Quindi il parabolano è precisamente il parolaio — identificato con un piglio ricercato e magniloquente davvero sintonico, che gli calza proprio bene.
Posso parlare di come il professionista di fama sia in effetti un parabolano, dell’amica parabolana che magnifica i suoi successi, del parabolano trappolone che riesce a imbonire così tanta gente.

Ma com’è che la parabola acquista il significato di ‘parola’, e come si colloca questa pianta rispetto al temerario e all’arrischiarsi?
Questo non è semplice — il greco non è semplice. Parliamo del verbo greco paráballo, sintetico e ricco di ramificazioni di significato. Vedendo le sue componenti, con un para- che qui indica un ‘oltre’, lo possiamo leggere come un ‘gettare oltre, avanti’ — e da qui seguita in maniera lineare l’esporre, il mettere a repentaglio, in pericolo.
Ma parabállo, in cui il para- ha valore di ‘accanto’, è un ‘mettere accanto’ e quindi un ‘confrontare’. La parabola (fuor di geometria) è un confronto, una similitudine. Un significato trasparente se pensiamo alla parabola quale racconto allegorico della Bibbia, che è proprio una similitudine, si racconta qualcosa per significare qualcos’altro di analogo. È nel latino biblico che la similitudine della parabola (anche per inseguire dei calchi greci sull’ebraico) si asciuga attagliandosi fino all’unità della singola parola — e con che successo. Tale da scalzare via il verbum, che era stato la parola per ‘parola’ per tempo immemorabile.
Dopotutto — e qui ci troviamo la pietra tagliata e levigata in mano — anche le parole sono similitudini. Il loro significato non è nel mondo: si confronta con il mondo, gli si pone accanto. E nello scriverlo non vorrei parere un parabolano.

Parola pubblicata il 05 Marzo 2024