Pidgin

Parole cinesi

pìdgin

Significato In linguistica, lingua semplificata nata dall’incontro di una lingua straniera e una o più lingue indigene

Etimologia voce inglese, adattamento cinese della parola inglese business, nel senso generico di ‘affare, attività, questione’.

I bambini piccoli, ascoltando una canzone in lingua straniera, tendono a imitarne le parole pronunciandole nella maniera che risulta più semplice, a volte con risultati esilaranti. Ebbene, capita che gli adattamenti di termini stranieri abbiano un grado di spontaneità di quel genere: la parola di oggi è probabilmente nata dalla pronuncia scorretta e contratta dell’inglese business, con il quale i cinesi del sud vennero a contatto nel corso del ‘700, quando i mari dell’Asia orientale pullulavano di affaristi, avventurieri e masnadieri europei, in particolare dell’impero britannico.

La prima occorrenza scritta di ‘pidgin’ in inglese è del 1826, ma solo nel 1891 sarebbe entrato nella linguistica per riferirsi, con estensione di significato, a tutti gli idiomi formatisi in contesti commerciali e coloniali, caratterizzati da una semplificazione estrema delle strutture morfosintattiche, da un lessico di origine mista e da compromessi di tipo fonetico. L’essenza delle lingue pidgin è dunque la comunicazione proficua in contesti informali, extra-scolastici, ed è per questo che molte di esse non sono sopravvissute. Quando una lingua si trova nella fase pidgin, però, ha la possibilità di evolversi in una lingua creola (che rispetto alla prima è più definita e ha regole meglio codificate) se i genitori ne trasmettono la conoscenza ai propri figli.

Urge una precisazione: contrariamente a quanto riportano alcuni dizionari, ‘pidgin’ non deriva da business nel senso di ‘commercio’. Anzi, secondo le ricerche di alcuni studiosi, la parola era usata nei contesti più vari per indicare ad esempio la scrittura di documenti, il gioco d’azzardo, le scaramucce e via dicendo, con il significato più generico di “questione”. A supporto di tale tesi c’è addirittura chi ha analizzato il vocabolario della parlata pidgin nata dall’incontro fra l’inglese e i dialetti cinesi meridionali, scoprendo che l’80% del lessico non aveva a che fare con attività di compravendita, ma consisteva in parole molto semplici come padre, madre, fratello, prendere il tè, sì/no, stivale, bambù, risciò, eccetera.

Infine, vale la pena notare che questa lingua — chiamata dagli studiosi ‘Chinese Pidgin English’ o più gergalmente ‘Pigeon English’ — ha influito molto sull’inglese moderno, generando espressioni apparentemente sgrammaticate ma molto comuni come “long time no see” (calco dal cinese 好久不见 hǎojiǔ bújiàn letteralmente molto-tempo-non-vedere, “non ci vediamo da molto tempo”) oppure “no can do” (“non lo posso fare”, “non si può”, dal cinese 不能做 bùnéng zuò, letteralmente non-potere-fare).

La nostra lingua, invece, non è mai venuta a contatto con il cinese in contesti coloniali e dunque non mostra influssi di questo tipo; anche quello che negli anni ’70 è stato definito come ‘itangliano’ (cioè l’italiano con influssi dell’inglese) non è di certo una lingua pidgin, ma semplicemente un italiano ricco di anglismi che ha mantenuto sostanzialmente inalterate le proprie caratteristiche fonetiche e morfosintattiche.

Parola pubblicata il 21 Agosto 2020

Parole cinesi - con Francesco Nati

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