Quadriglia
Le parole della musica
qua-drì-glia
Significato Ballo figurato danzato da più coppie, in auge nella prima metà dell’Ottocento
Etimologia da quadrille (francese) e cuadrilla (spagnolo), da cuadro ‘quadrato’ o cuadra con suffisso diminutivo –illa.
- «Due pariglie di cavalli formano una quadriglia?»
Parola pubblicata il 05 Gennaio 2025
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
La quadriglia è un ballo, ma il suo nome non nasce in ambito musicale. In qualunque lingua lo si pronunci, fa sempre capolino il numero quattro. L’idea di quadriglia scaturisce genericamente come un insieme omogeneo, formato indicativamente da due coppie. Una compagnia di cavalieri che partecipava a una giostra o che sfilava in parata era detta quadriglia, come anche la piccola squadra di banderilleros e picadores che assistono il matador nella corrida formano una cuadrilla. E poi, si può giocare in quadriglia sia a scacchi che a bocce.
L’etimologia vuole che quadriglia provenga dal francese quadrille e proprio dallo spagnolo cuadrilla. La lessicografia musicale suggerisce che derivi dall’italiano squadriglia o, ancora, dallo spagnolo; però, anche squadriglia discende dallo spagnolo, escuadrilla.
L’accezione di quadriglia nel senso di squadriglia si coglie in un editto emanato nel 1559 a Bologna per mantenere l’ordine: «che persona alcuna… non debba fare in casa sua adunazione di gente, né armate, né andare in quadriglia per la città… la quadriglia sarà ogni volta che uno gentiluomo bolognese di qual si voglia grado e titolo, manerà seco più di otto persone».
In Spagna la parola cuadrilla è documentata almeno sin dal primo Quattrocento, indicando originariamente la spartizione (in quattro) del bottino. Anche in Italia è ben attestata, ma sembra che comparve soltanto poco prima della metà del Cinquecento, e in Francia qualche decennio più tardi. Comunque, nelle varie corti sfilavano a cavallo quadriglie di cavalieri sontuosamente abbigliati con oro, argento e ogni sorta di prezioso ornamento.
La danza denominata quadriglia nacque nel Settecento in Francia e toccò l’apice del successo durante il Primo Impero napoleonico (1804-1815), raggiungendo ben presto Londra, Berlino, Vienna e tutta l’Europa, perfino la Finlandia. Era un ballo figurato, ossia prevedeva l’esecuzione di figure e di passi obbligati.
All’epoca la quadrille (qui in un breve video dell’Istituto Luce e qui in una ricostruzione moderna) si suddivideva solitamente in cinque parti, che mantenevano i nomi delle contredanses originarie, danze campestri che in inglese erano dette country-dance, da cui l’italiano contraddanza. Infatti, la quadriglia si era diffusa dai saloni di Francia alle campagne e ai villaggi d’Europa. La musica era vivace e ben ritmata; ogni sezione di quadriglia prevedeva numerose ripetizioni, rigorosamente distribuite ogni otto o sedici battute.
I temi delle danze che formavano la quadriglia potevano essere originali, come la Fledermaus-Quadrille di Johann Strauss II, oppure essere presi in prestito dalle composizioni di maggior successo, come dal Ballo in maschera di Verdi. Qualsiasi brano famoso poteva diventare un valzer o una quadriglia, anche se non aveva nessuna attinenza con il ballo; bastava ‘deformarlo’ per adattarlo all’uso.
Una sorte del genere capitò addirittura allo Stabat Mater di Rossini. È vero che, per il suo particolare carattere, il quartetto che canta il n. 6, Sancta mater, fu definito da Luigi Rognoni «un’esuberante preghiera fatta con animo ‘terreno’». Sta di fatto che dopo la prima rappresentazione in Inghilterra, lo Stabat venne trasformato in una serie di quadriglie da James William Davison, celebre critico musicale di The Times con velleità compositive. Il rimaneggiamento venne intitolato Bologna Quadrille perché si riteneva che Rossini fosse felsineo, invece che pesarese.
Non fu risparmiato nemmeno Wagner e, così, anche i Souvenirs de Bayreuth di Fauré e Messager sfruttarono motivi tratti da L’anello del Nibelungo.
E, siccome la satira ha sempre accompagnato la società civile, a volte gli artisti si sono divertiti a immaginare anche ‘quadriglie politiche’, chiamando in causa perfino Abraham Lincoln.
Comunque, la parola si può sempre usare figuratamente, magari nel presentare una quadriglia di crostini croccanti e fumanti come antipasto.