Strategia
stra-te-gì-a
Significato Tecnica di condotta della guerra, e modo in cui un comandante la muove; disposizione e coordinamento di mezzi per il raggiungimento di uno scopo, piano
Etimologia dal greco strategía, derivato di strategós ‘condottiero’, composto di stratós ‘esercito’ e ágo ‘condurre’.
- «Continuare come se nulla fosse? Non mi sembra una grande strategia.»
Parola pubblicata il 21 Novembre 2025
Caso da manuale di una parola che si può usare un po’ come viene, alla grossa — senza che questo generi problemi — e che però avrebbe un significato piuttosto specifico, in particolare se confrontato con un altro termine usato come sinonimo.
In greco lo strategós è il condottiero, letteralmente colui ‘che conduce l’esercito’ — figura di grande carisma storico, che viene recuperata nello stratega (o stratego) in epoca moderna. Nell’Ottocento le inclinazioni dello stratega si astraggono nella parola ‘strategia’, che quindi dobbiamo intendere come ‘tecnica del generale’, e più ampiamente ‘tecnica della guerra’. (L’espressione mi pare un po’ goffa, ma le alternative più correnti e agili come ‘arte della guerra’ o ‘scienza della guerra’ mi fanno preferire quella goffa — preferenza poco determinante, téchne in greco si traduce spesso come ‘arte’, ma spero ci siamo capiti.)
La visuale della strategia è macroscopica: nella condotta della guerra è disposizione e coordinamento di tutti i mezzi necessari a un certo scopo, il modo in cui un certo generale decide di muovere l’esercito. Di conseguenza, pur astraendosi da un contesto bellico, la strategia resta la pianificazione su larga scala, quella che tiene conto in maniera metodica del grande quadro della situazione. In altri termini, la strategia è il piano che si adotta per perseguire l’obiettivo ampio e complesso, e la tecnica che s’impiega per definirlo.
Così il nuovo vertice del consiglio d’amministrazione dichiara la nuova strategia che intende seguire, nell’entusiasmo generale, la strategia di marketing condotta dall’impresa diventa un caso di scuola, mentre anche le elezioni locali richiedono che chi si candida si muova con una certa strategia.
In questo la strategia si pone in concorrenza con la tattica, che invece fa i conti con problemi più spiccioli e contingenti, su come fare qualcosa in pratica sul campo — di battaglia o no che sia.
Ora, nessuno cade dalla sedia se scambiamo tattiche per strategie, ma ecco, se la strategia di marketing è una pianificazione della campagna che tiene conto di un grande disegno e di dinamiche di massa, la tattica di marketing è quella più spicciola che opera una persuasione; se la strategia elettorale individua temi centrali e porzioni di elettorato, la tattica elettorale articola manifestazioni, comunicazioni, atti simbolici, provocazioni.
Riguardo a questa confusione possiamo però notare una cosa: è più facile dire strategia una tattica piuttosto che il contrario.
Magari, conoscendoti bene, uso una vecchia tattica per convincerti a venire con me; ma se dico che ho una strategia per convincerti, ecco che la manovra accorta e maneggiona dell’amico acquista l’occhio limpido del falco, la mente cristallina di un Annibale. Allo stesso modo, se una mera tattica commerciale prende il nome di strategia, ecco che viene promossa, ecco che i ragionevoli tasselli sparsi si fanno mosaico in compimento.
Invece chiamare tattica ciò che ha il respiro di una strategia suona facilmente degradante — macché strategia politica, è una mera tattica senza visione. Anche se...
Ho due carissimi amici con cui gioco spesso a giochi da tavolo. Il primo, Francesco, è uno stratega formidabile, intuisce sempre con largo anticipo quale piega prenderà il gioco, e si fa trovare ogni volta pronto al momento giusto; il secondo, Davide, è un incredibile tattico, e in ogni situazione contingente del gioco trova la via stretta per cavarsela. È più difficile battere Davide.