Complessità
Le parole del vino
com-ples-si-tà
Significato Caratteristica di ciò che risulta dall’unione di diversi elementi, che si manifesta sotto aspetti molteplici, che è difficile da capire
Etimologia da complesso voce dotta recuperata dal latino complexus, participio passato di complecti ‘abbracciare, comprendere’, derivato di plèctere ‘intrecciare’, col prefisso con-.
- «È una parola di una certa complessità.»
Parola pubblicata il 21 Febbraio 2025
Le parole del vino - in collaborazione con la tenuta vinicola Santa Margherita
Alla scoperta di radici ancestrali, significati sorprendenti e accezioni à la page, stappiamo le parole del vino che ci arrivano da ogni parte. Questo ciclo è sostenuto dalla tenuta vinicola Santa Margherita.
Lo sappiamo che questa è una parola cardinale. Col suo opposto, la semplicità, sostanzia una tensione di ricerca o di evitamento: c’è un vero scontro fra semplicità e complessità, che sfugge a riduzioni sul piano del bene e del male, e invece promette significato, in un certo senso verità. L’occasione di prendere questa contrapposizione, generale e generica, e di osservarla in un ambito più circoscritto, anzi specifico, è ghiotta, perché ci aiuta a tenerci sul concreto.
Un dato interessante è che l’astrazione del termine ‘complessità’ non è antica — in italiano la parola emerge fra Sette e Ottocento. Il latino conosceva il complexus come participio passato di complecti, ‘abbracciare, comprendere’, senza il particolare respiro di concetto che gli diamo oggi. Etimologicamente stiamo toccando il significato di un intreccio (plecti è ‘intrecciare’), cioè un’unione di molteplicità. In quanto tale richiede di essere considerata con discernimento — sotto alla superficie, dietro all’immediatezza, elementi in pieno dinamismo interagiscono, si annodano, in un ordine o un disordine da decifrare.
Capiamo bene che questo è il luogo del pensiero come la steppa è il luogo del cavallo. Giova notare che la contrapposta semplicità, secondo la lettera etimologica, è invece ‘piegata una sola volta’ — lì, facile da aprire come un foglio chiuso in due sul tavolo. Ma la complessità non corre agli ultimi esiti della complicazione — il punto rilevante non è il suo essere difficile e confuso, ostico e scocciante. La complessità è articolata, composita, stratificata, ricca. Perciò di difficile accesso ed esplorazione. Peraltro, a dispetto della vicinanza d’immagine, conserva una connotazione distante da quelle di intrichi, grovigli, groppi e via dicendo — molto più positiva.
Quando una domanda richiede una risposta di una certa complessità, richiamiamo una quantità di circostanze, presupposti, implicazioni che non s’immaginerebbero da considerare, ma che in un quadro complessivo permettono di approssimarsi meglio a una qualche verità. Uno dei risultati, però, è che la risposta a tono si fa papiro. Mentre la risposta semplice alla domanda complessa ha tutto il fascino e la forza dell’incisività; magari la sua lapidarietà è fuorviante, magari invece sa attingere a una saggezza essenziale.
Quando diciamo che una storia è complessa, possiamo intendere che tira in ballo molti personaggi, molte ambientazioni, molte dinamiche; magari non è affatto cervellotica, la complessità si articola con una grazia arborescente, ma ecco, se mi chiedi la trama non so bene che cosa risponderti qui su due piedi.
In modo più tecnico ma non dissimile, in ambito scientifico la complessità di un sistema si sostanzia nell’enorme quantità di elementi e variabili che contempla, tali da non poter essere considerato e studiato come somma dei comportamenti di questi elementi, ma solo con un approccio di più ampio respiro, globale — dal meteo all’economia.
Nel mondo del vino la complessità spicca perché è declinata in maniera esemplare e relativamente semplice: è la gamma dei suoi aromi. Possiamo avere vini giovani e senza grandi pretese né complessità che offrono al naso un bouquet minimo — frutti rossi; possiamo avere vini grandiosi che con la loro complessità riescono a esprimere l’intreccio dei vitigni con cui sono composti, il terroir, le pratiche di vinificazione, la maturazione — per cui sentiremo in certi spumanti aromi di agrumi, mela, panna e mandorla, in certi rossi fragola, lampone, peperone, ghiaia frantumata e cacao o vaniglia.
Anche in quest’ambito la complessità è associata al pregio, quale carattere del vino di qualità — e non è di facile accesso: riconoscere e godere della complessità degli aromi di un vino, apprezzandone la genesi, richiede una certa esperienza. D’altro canto la semplicità non sciatta — di quel vino che si dice volentieri ‘schietto’ — molte volte si apprezza allo stesso modo. In piccolo, anche qui si manifesta lo strano, equilibrato conflitto fra complessità e semplicità.