Unanime
u-nà-ni-me
Significato Di una pluralità, che manifesta concordia di opinioni, intenti e simili; che è pienamente condiviso da tutto un gruppo, e ciò che esprime tale accordo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo unanimis, unanimus nel latino classico, ‘concorde, di uguale sentimento’, composto di unus ‘uno’ e animus ‘animo’.
- «Il consenso è stato unanime: rimandiamo.»
Parola pubblicata il 10 Giugno 2025
È una rappresentazione finale del concetto che porta: difficile pensare a qualcosa di più intenso della semplicità con cui, nell’unanime, una pluralità umana viene ricondotta a unità di animo. Ma di certo non è una parola isolata, anzi vive in un panorama di sinonimi mosso e vario — e quindi c’è da capirla bene: c’è una bella differenza fra un consenso generale e un consenso unanime, fra un appoggio unanime e un appoggio monolitico.
Innanzitutto notiamo che l’unanime può riferirsi alla stessa pluralità, al gruppo che manifesta opinioni, strategie, intenti, aspirazioni perfettamente concordi. Posso parlare del popolo unanime che rifiuta una decisione calata dall’alto, di come il consesso sia unanime nel condannare l’accaduto, del gruppetto di bambini unanime nella richiesta del gelato.
Ma si dice unanime anche ciò che è pienamente condiviso dal gruppo — unanime il rifiuto da parte del popolo, unanime la condanna dell’accaduto, unanime la richiesta del gelato. E non solo: anche ciò che esprime questa concordia si dice unanime — come il voto, l’approvazione, il grido.
Una progressione — gruppo posizione espressione — che dà all’unanime una consistenza ricca, e un certo equilibrio fra l’interno e l’esterno, fra l’astratto e il concreto, fra la causa e l’effetto.
Ora, l’unanime ha un sinonimo che è macroscopicamente simile, e che ricorre nelle sue stesse definizioni: il concorde. Ma il concorde non riduce la molteplicità, i cuori si mettono insieme, accanto, ma restano distinti — la concordia è corale, non unisona come l’unanime. Inoltre il riferimento al cuore adombra sentimenti più gentili, taglia la concordia più sull’armonia — parlare della concordia fra i popoli e dell’unanimità fra i popoli porta in dimensioni del tutto diverse.
Il generale è grosso e vago, l’universale è iperbolico nella sua totalità; il collettivo ci fa brulicare in mente una moltitudine. Il compatto è materico, e schiera un consenso a muro, in maniera non lontana dal monolitico, che è tetragono e incrollabile; l’uniforme d’altro canto ha un tessuto piano e non troppo robusto.
È da questi rilievi che notiamo bene come l’unanime sia ampio e preciso — a volte esagerato nel suo essere completo, ma comunque circoscritto al gruppo; la proiezione dell’animo lo fa umanamente e sentimentalmente forte, ma impalpabile nell’immagine. Né è piatto: i molti convergono a punta nell’uno. Aggiungiamo che come latinismo (ancora abbastanza marcato, il sapore d’ablativo della terminazione si sente, e ha battuto la variante ‘unanimo’) si presta a una certa altezza di concetto: in effetti per lo slancio unito verso il gelato lo useremmo, ma nel modo in cui l’alto è scherzoso.
Così una parola che — figuriamoci! — sappiamo usare bene ci racconta importanti specificità in più. La sua insostituibile unicità.