Annoverare

an-no-ve-rà-re (io an-nò-ve-ro)

Significato Contare; includere in un gruppo; elencare

Etimologia dal latino adnumerare, derivato di numerus ‘numero’ con prefisso ad-.

Fra le parole di un registro elevato, questa è proprio centrale.
Permette di significare un concetto logicamente cardinale — l’includere in un gruppo — con un riferimento che a ben vedere è ricorrente, ma con una sfumatura unica.

In effetti già ‘numero’, e ancor più la variante ‘novero’, compiono il salto: il numero si fa gruppo e quindi categoria — pensiamo al numero di chi è in grado di correre una maratona, al novero dei premi Nobel. Lo sentiamo subito e bene: sono accezioni che paludano il concetto semplice di ‘gruppo’, gli conferiscono una levatura, e perfino una maestà notevole — ma la maestà non è agile, e così il novero risulta piuttosto ingessato.
Data questa premessa, non c’è nessun sinonimo che sia in grado di pareggiare la solennità pensata dell’azione dell’annoverare.

Perché l’annoverare potrebbe essere un contare, un calcolare, un enumerare (ancora numeri e numeri), un comporre un elenco. Se annovero fra i partecipanti all’evento alcune persone famose, le sto proprio contando, calcolando, enumerando; se annovero fra i miei successi alcune conquiste, le snocciolo ed elenco con un piglio quasi epico — e anzi c’è una sfumatura di vanto; una persona annoverata fra quelle che hanno fondato una disciplina è inclusa, compresa in una pleiade.

Forse solo l’ascrivere può arrivare all’altezza dell’annoverare, anche se in effetti può essere un’attribuzione piuttosto spiccia, mentre l’annoverare si rivolge in alto, e ha un ineludibile sussiego — non coglie l’atto burocratico del porre un elemento sotto una voce di registro, ma compie l’atto quasi magico di un numerare che passa in rassegna.

Così, considerando un gesto io lo annovero fra i gesti virtuosi, e tu fra le azioni scellerate; ripensandoci, forse, la persona che tanto abbiamo stimato era da annoverare fra gli ipocriti; e personalmente annoveriamo fra le opere migliori di un autore una che piace solo a noi.

È un verbo capace di valorizzare l’altezza della sua azione — che è un’azione intellettuale di vertice, perché nasce come un vero, mero numerare (si annoveravano le locande della città, gli amori estivi, le stelle nel cielo), ma implicando la profondità ulteriore per cui numerare è aggiungere (straordinario effetto d’avvicinamento del prefisso ‘ad-’), e così includere.
Se sono intellettualmente fondamentali il trascegliere dell’intelligenza e il discernimento della discriminazione, lo è anche il peculiare modo d’assimilare proprio dell’annoverare.

Parola pubblicata il 03 Luglio 2025