Effettivamente
ef-fet-ti-va-mén-te
Significato In modo effettivo, veramente, concretamente, davvero, proprio, di fatto, in effetti
Etimologia avverbio formatosi dall’aggettivo effettivo che, attraverso il tardo latino effectivus ‘attivo, produttivo, pratico’, deriva dal verbo efficere ‘causare, produrre, determinare, effettuare’.
Parola pubblicata il 06 Marzo 2023
Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni
Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.
Eccoci di fronte a una di quelle parole che appartengono al nostro vocabolario più spontaneo e comune, che impieghiamo spesso in modo anche distratto: non vi si pensa troppo su, si usano e basta.
In quanto avverbio, appartiene a quella categoria di voci che pur non apportando contenuti propri alla frase ne possono modificare il senso, inclinarne la sfumatura, delinearne i contorni.
Ma effettivamente che cosa significa?
Può voler dire veramente, davvero, realmente, sottolineare che è proprio così: “Si tratta effettivamente di una vicenda memorabile”, “Occorre considerare effettivamente questa possibilità”, “Ho effettivamente bisogno di quel lavoro”.
È una voce che sa scavare sotto la superficie a rintracciare la verità più vera, che fa cadere le maschere, che guarda al concreto e ha poco a che fare con la teoria: “Poche chiacchiere: è effettivamente un grosso problema”. Tra i suoi contrari non può che vantare voci come apparentemente, superficialmente, teoricamente.
Il suo albero genealogico risale infatti fino alle radici del verbo che più di tutti parla di concretezza, cioè fare.
In latino il verbo facere aveva dato vita a moltissimi composti che riuscivano a indicare un’azione più specifica, un fare in un certo modo: il verbo efficere ad esempio, tramite l’aggiunta della preposizione ex-, indica un “fare verso l’esterno”, e perciò un produrre, un causare, un mandare a effetto.
Da qui, passando dall’effectus, all’effectivus e giungendo infine all’effettivo italiano, il nostro avverbio prende forma. E se effettivo vale da un lato “che produce, che causa, che determina un effetto”, dall’altro indugia più sul senso di “vero, reale, proprio”, così l’effettivamente si compone di entrambe queste sfumature, dando di volta in volta più voce all’una o all’altra.
Nel parlarci di questa parola, Leopardi la mette proprio in relazione diretta con effetto: l’alta diffusione d’uso di questo avverbio nella lingua italiana sarebbe determinata dalla tendenza di quest’ultima a prediligere le forme avverbiali rispetto ai complementi di modo espressi da con. Anziché dire dunque “con effetto” si è sempre preferito usare la forma effettivamente, che esprime ugualmente quest’idea di evidenza oggettiva, di una riflessione basata su qualcosa di realmente accaduto.
In questo intersecarsi di fatti, effetti ed effettivi è impossibile non avvertire l’eco di quel gruppo di espressioni nate dal medesimo bacino etimologico (chi direttamente dal capostipite facere e chi dal disecendente efficere), con cui effettivamente condivide tratti genetici, fonetici e semantici: simili ma non uguali.
Ci sono di fatto e nei fatti, che sembrano voler più degli altri sottolineare qualcosa che è ormai più che palese: “Non so cosa avesse pensato, ma di fatto è così”; c’è poi infatti che si mostra più concentrato sul dare ragione a quanto appena affermato, che mira a confermare o giustificare: “Faceva freddissimo, infatti ho dovuto prendere il piumino”. Effettivamente (come suo cugino in effetti) appare invece più riflessivo, sembra farsi più domande o essersene fatte: “Non ero certo che stamattina facesse freddo come dicevano, poi ho visto che effettivamente il termometro segnava zero gradi”. Ciò che afferma è la prova che sana la perplessità.
Nella ricerca della verità questa parola mostra di prendersi il suo tempo, indaga su fatti ed effetti, su testimonianze ed evidenze, e arriva alla fine a rivelare ciò che è o che non è, con l’umiltà di chi si interroga prima di sentenziare.
In quest’avventura a scatole cinesi ci siamo addentrati nella vita privata di una parola dall’uso comunissimo ma che, pur abitando comodamente nei nostri discorsi quotidiani, nasconde in sé sfumature che possono sfuggire alla nostra consapevolezza.
È bello allora talvolta regalare anche a questo genere di parole il privilegio della nostra curiosità, soffermandoci a riflettere sulla loro storia e sul loro modo di starci accanto tanto in argute riflessioni quanto in qualche distesa chiacchiera tra amici.