Causare
La strana coppia
Str.Cop. Francese
cau-sà-re
Significato Provocare, far succedere
Etimologia voce dotta recuperata dal latino causari ‘addurre come ragione, pretesto, scusa’, derivato di causa ‘motivo, processo’.
Parola pubblicata il 29 Settembre 2020
La strana coppia - con Salvatore Congiu
Parole sorelle, che dalla stessa origine fioriscono in lingue diverse, possono prendere le pieghe di significato più impensate. Con Salvatore Congiu, insegnante e poliglotta, un martedì su due vedremo una di queste strane coppie, in cui la parola italiana si confronterà con la sorella inglese, francese, spagnola o tedesca.
Il significato delle parole, si sa, è soggetto a trasposizioni, a volte così ardite da sembrare quasi incredibili. Ne è un ottimo esempio il francese causer, il quale, oltre che ‘essere motivo, causa di qualcosa’ – come il suo omologo italiano causare –, vuol dire anche ‘conversare, parlare’. Più che un passaggio semantico, sembra un volo dalla traiettoria folle; ma col radar dell’etimologia e un po’ di pazienza, anche questo tracciato si può dipanare.
‘Motivo, ragione’ era per l’appunto il primo significato del latino causa, che forse aveva la stessa radice di cùdere (‘colpire, battere’, da cui anche incudine), col senso quindi di ‘colpo, spinta iniziale’. Ben presto, però, il termine prese anche il senso di ‘giusta causa, buon diritto’ – oppure, al contrario, ‘pretesto, falso motivo’. Già: ognuno ritiene le sue ragioni sacrosante, e pretestuose e assurde, quando siano contrastanti, quelle del prossimo. Ecco quindi che causa indicherà anche l’esito di tale contrapposizione di ragioni, ossia la controversia, la lite, e infine il procedimento messo in atto per risolverla, vale a dire il processo. Il verbo causari, da parte sua, rifletteva in tutto e per tutto quest’ambito conflittuale, significando ‘addurre come ragione (o pretesto)’, e quindi ‘perorare una causa’. Altri verbi che gravitano nella stessa orbita semantica sono ‘accusare’ (ad-causare, chiamare in causa), ‘scusare’ (ex-causare, mettere fuori causa) e ‘ricusare’ (re-causare, replicare all’accusa, obiettare, respingere).
Nel processo, il causidico era colui che difendeva la causa, cioè le ragioni del suo assistito. Ma le ragioni sono anche interessi: da qui il senso di espressioni come ‘abbracciare, difendere, tradire una causa’, o ‘fare causa comune’ con qualcuno, perché se l’interesse non è più quello del singolo bensì di un’intera categoria o classe sociale, non ragione soggettiva ma collettiva, la causa diventa un fatto politico. Se poi una categoria identifica il suo interesse con quello generale, allora la Causa indossa la maiuscola e si fa ideale, credo, fede per cui lottare.
Ma il causer francese, quindi? Potremmo cavarcela col dire che, dopotutto, il causari degli avvocati – perorare cause, addurre pretesti – altro non è che parlare. In ogni tempo, inevitabilmente, il popolo si è fatto degli uomini di legge la stessa idea che ne aveva Renzo Tramaglino: azzeccagarbugli che ti intortano perché sanno causer meglio di te. Ma c’è di più. Far valere le proprie ragioni in una controversia implica argomentare, spiegarsi, confrontarsi con la controparte. E proprio questo significa causer: non semplicemente dire, proferire parole (benché nel registro familiare venga inteso anche così) bensì discorrere, colloquiare, intrattenersi con qualcuno a ragionare, come non a caso diciamo in italiano.
Sorprendentemente, quindi, il causer francese, pur nato da un contesto conflittuale, finisce per condividere il significato profondo dell’italiano conversare, che in origine, mantenendo il senso del latino conversari, significava non necessariamente ‘parlare’ ma anzitutto entrare in relazione, intrattenersi. Chissà perché i francesi hanno scelto di attingerlo all’ambito giuridico, questo prezioso significato. Comunque sia, stavolta l’italiano ha resistito al fortissimo campo gravitazionale del francese, e il nostro causare non ha ricalcato quest’accezione della cognata d’oltralpe.
Ma un dazio alla lingua dei cugini andava comunque pagato, perbacco, quindi abbiamo accolto in blocco, nel nostro vocabolario, due derivati di causer: il causeur (il conversatore brillante) e la sua sede ideale, la causeuse (l’amorino, il divanetto perfetto per le conversazioni a due). E pour cause: élégance oblige!