Gagliardo

ga-gliàr-do

Significato Forte, prestante, vigoroso, vivace; intraprendente, risoluto, coraggioso, appassionato

Etimologia dall’antico francese gaillart e dall’occitano galhart, di probabile origine celtica.

Ci troviamo davanti a un’autologia: gagliardo è esso stesso una parola gagliarda. È un rilievo molto evidente, se teniamo conto della frequenza e dell’ampiezza del suo uso dal Duecento a oggi — dal Fiore, riscrittura del celebre Roman de la Rose attribuita a un giovane Dante fino ai discorsi più informali con amici e amiche di Roma: è una parola che non ha significati troppo particolari, bizzarri, specifici, eppure è sulla cresta di un’onda che non cala — forte il piacere con cui è sempre usata. E questo ha una ragione.

Il suo nucleo di significato è il prestante, il vigoroso. È un termine che la gente d’Italia ha conosciuto come termine letterario. Infatti è un prestito da due parole, una del francese antico e una dal provenzale (oggi diremmo meglio dall’occitano) — le lingue volgari in cui composero trovatori e trovieri, in cui si cantavano le canzoni d’amore e di gesta, le lingue della letteratura che avrebbe fondato con le sue narrazioni il sistema di valori cortese e cavalleresco. Una derivazione doppia, perché alla base di queste voci si pensa ci possa essere un termine condiviso nelle lingue galloromanze (ricostruibile come galia) col significato di ‘forza, vigore’. La radice celtica sottostante può essere ipotizzata come gal-, che con una certa chiarezza è anche alla base del nome del popolo dei Galli — che non si può negare fossero gagliardi, con o senza pozione di Panoramix.

Ora, questo primo, semplice uso poetico riesce a impostare il prosieguo della diramazione di significati in maniera determinante. Il primo parlare di giovani gagliardi e gagliarde (ma anche di animali gagliardi) si portava già dietro una galassia di attributi impliciti — il vigore è bellezza, floridezza, avvenenza, come anche efficacia, prontezza, potenza. In una dimensione mentale il gagliardo è intraprendente e risoluto, appassionato e coraggioso. Tutti questi caratteri sono implicati direttamente dai primi, e ancora correnti.

Se parlo di come l’amica riesce ad accendere un fuoco gagliardo anche in mezzo alla neve, se parlo di come nella nostra compagnia ci sia un nuovo tipo gagliardo, se racconto di come il collega al lavoro con la vanga in mano sia proprio gagliardo, se parlo di come nostra sorella, così gagliarda, sia sempre dietro a un nuovo sport, se parlo del cane gagliardo della vicina, o dei vini gagliardi che piacciono allo zio, sto declinando un concetto di forza vivace esteso quanto la figura stessa della forza. La forza fisica e la forza morale si intrecciano tanto che è difficile capire quale venga prima, e della prospettiva possiamo solo dire che… ci piace. Ma lo sto facendo con una parola dai caratteri magnifici, molleggiata e svelta, e insieme massiccia, rotonda e dura, che si prende uno spazio di semplice ricercatezza per dare forza alla forza che vuole intendere.

Su tutto questo pesa anche il prestigio della parlata romana, che fa del gagliardo (gajardo) una qualità centrale, vaga e versatile quanto il ‘degno di ammirazione’ — il che approfondisce la qualità di un tipo gagliardo, di una macchina gagliarda e via dicendo. Un taglio che rende più netto il tono della parola — la quale però sta perdendo qualcosa.
La varietà dei significati e degli usi che in questi otto secoli è stata esplorata e battuta fino all’ultima metafora si è ristretta — non è più un attributo che diamo a dominî, autorità, Stati che si distinguano per potere e prosperità, non è più un attributo che diamo facilmente a manufatti resistenti, o a luoghi impervi, per non parlare del suo lato oscuro, di malattie, tempeste, difficoltà gagliarde. Ciò nondimeno, che parola gagliarda!

Parola pubblicata il 03 Luglio 2024