Leggerezza
leg-ge-réz-za
Significato Caratteristica di ciò che è leggero; delicatezza, grazia; sensazione dello spirito libero da oppressioni e disagi; superficialità, mancanza di responsabilità, sciocchezza
Etimologia da leggero, prestito dall’antico francese legier, derivato dal latino levis ‘lieve’, attraverso il la voce del latino parlato ricostruita come leviarius.
Parola pubblicata il 15 Ottobre 2023
Italo Calvino, le parole - con Lucia Masetti
Il 15 ottobre 2023 si celebrano i cento anni dalla nascita di Italo Calvino, il più grande, profondo, ridente, immaginifico scrittore della nostra letteratura recente. Cerchiamo di abbracciarne la straordinaria opera dedicandogli un dizionario minimo.
La leggerezza rischia di mostrarsi un po’ imbolsita. Infatti alcuni suoi aspetti, forse più volatili, si sono staccati dai significati comuni — senza contare che è una qualità contesa aspramente da giudizi negativi e positivi.
Già, per noi la leggerezza ha un pesante lato oscuro. Una decisione presa con leggerezza, commettere una leggerezza sono espressioni che significano sostanzialmente una mancanza di presenza mentale, di responsabilità. La leggerezza in arte e nei rapporti umani è spesso frivolezza, superficialità, quando non licenziosità — pensiamo a come si debba giustificare (o rivendicare il diritto a) una lettura leggera, a una liaison leggera. La mutevolezza e la mancanza di levatura attirano spesso un giudizio critico.
E però la leggerezza giunge a noi — ricavata già nel Duecento dal leggero, mutuato dall’antico francese, quindi sappiamo da quale mondo — con un significato che certo riguarda un’esiguità di peso, ma che investe anche una dimensione di delicatezza, agilità, scioltezza che si sintetizza in gran parte nella grazia. Ci basti pensare al profilo che prende la sorella provenzale leujairia, cioè proprio ‘leggerezza’, che però adattiamo in ‘leggiadria’. Nella danza le mani si muovono leggere, quasi farfalle, l’amico corridore ci distanzia con una leggerezza che ci lascia nell’incredulità, l’amica cammina con leggerezza sulla neve ghiacciata, mentre noi stentiamo avanzando con le mani di palo in palo. E ancora, l’articolo riesce a comunicare la complessità con leggerezza, troviamo tanta leggerezza nel modo in cui la collega disinnesca il potenziale conflitto, e la leggerezza di un verso ce lo fa ricordare per sempre.
E comunque, possiamo dar fondo a tutto il giudizio più severo che sappiamo esercitare, ma la qualità della leggerezza ci troverà comunque allo scoperto: quando recedendo dagli spazi intellettuali torniamo a una sensazione del corpo, e raccontiamo di come stiamo dopo la splendida notizia che ha fugato integralmente un’angoscia, o quando ci sentiamo scorrere dentro una delicata euforia, o quando svaporano noie e sconforto, o quando filiamo in una stupenda spensieratezza, o quando il corpo ritorna a rispondere come vogliamo, o quando planiamo sulle cose dall’alto senza avere macigni sul cuore, o quando una sensazione di disagio qualunque essa sia, in tutta la varietà possibile, ci lascia, è al concetto anzi alla sensazione della leggerezza che ricorriamo.
Capita che le cose sembrino insopportabilmente pesanti. O perché il mondo appare come un marasma incomprensibile e spaventoso, simile a una colata di magma (altra metafora amata da Calvino), o perché i pensieri (nostri o altrui) lo pietrificano in schemi rigidi e giudicanti.
È questo il momento di trasformarsi negli eroi della leggerezza, come Perseo, che non rinnega il mondo di mostri in cui si è trovato a vivere, ma lo combatte senza lasciarsene sopraffare. E lo fa grazie a due strumenti: i calzari alati e lo scudo-specchio.
I calzari lo portano lontano dalla terra, un po’ come il “barone rampante” che, in un famoso romanzo di Calvino, sceglie di passare tutta la vita sugli alberi. Non che la terra non lo interessi, al contrario. Ma si rende conto che, per poter intervenire nel modo giusto, occorre saper esercitare un certo distacco, una visione lucida delle cose, anziché lasciarsi guidare dagli impulsi del momento.
Inoltre i calzari sono un simbolo di dinamismo, di mobilità mentale. Perseo la spada la sa usare molto bene: sa quando è il momento di dare un taglio, di distinguere, di scegliere, di prendere posizione. Ma le sue mani possono essere così decise proprio perché i suoi piedi viaggiano di qui e di là, danzando con le disorientanti e meravigliose metamorfosi della vita.
L’uso dello scudo, invece, trasmette una saggia consapevolezza delle proprie forze: se si affrontano i problemi di petto è facile scoraggiarsi, per cui a volte la strada migliore è eroderli ai lati, iniziando da quel poco che si può fare.
Ma è anche un ottimo esempio di quello che oggi chiameremmo “pensiero laterale”: la capacità di guardare le cose da punti di vista innovativi, fuori dagli schemi. Esercitando dunque l’immaginazione, che Calvino definisce come “repertorio del potenziale, dell’ipotetico”. L’immaginazione contribuisce a combattere il determinismo pietrificante, perché rivela che quello che noi percepiamo come necessario e inevitabile forse non lo è: le cose potevano avere sviluppi differenti, possono averli ancora.
Altri esempi di visione indiretta sono offerti da due doti molto calviniane: umorismo e fantasia. Tutti i suoi romanzi più riusciti puntano a riflettere sulle cose trasfigurandole in una luce ironica e fiabesca. Ma la leggerezza incarnata da Perseo si lega anche a due virtù meno scontate, virtù “deboli” (almeno all’apparenza).
La prima è la capacità di desiderare. Lo sguardo di Medusa non lascia spazio al vuoto, trasforma ogni cosa in pietra compatta. Al contrario l’eroe della leggerezza sa convivere con il vuoto: con l’incertezza, l’insoddisfazione, l’imperfezione propria e altrui. E così la mancanza diventa motore del movimento.
La seconda è la gentilezza. Perseo, dopo aver tagliato la testa di Medusa, la tratta con grande delicatezza, appoggiandola su un mucchietto di alghe, che lo sguardo pietrificante del mostro trasforma subito in meravigliosi coralli. Dunque Perseo non è solo il distruttore del male, ma anche colui che nel male riesce a cogliere una potenzialità di bene, e a dargli spazio. Combatte la parte mostruosa del mondo (e di se stesso), ma insieme ne ha compassione; perciò riesce a trarne risorse inaspettate.