Levatura

le-va-tù-ra

Significato Grado di altezza morale, intellettuale, professionale; rilevanza, importanza

Etimologia da levare che continua il latino levare ‘alleggerire, sollevare’, derivato di lèvis ‘leggero’.

Facilmente si rivelerebbe una parola pretenziosa, visto quel che significa: intende parlarci di un alto grado intellettuale, culturale, d’importanza in genere. Però lo fa in una maniera molto particolare, che dà come risultato una semplicità, una sprezzatura notevoli. Stiamoci un po’ su.

La levatura scaturisce naturalmente dal verbo ‘levare’, che è fondamentale e decisamente sfaccettato. Infatti è usato tanto nella lingua più spicciola e brusca, come quando ringhiamo «Lèvati!» a chi ci sta fra i piedi, quanto in quella poetica e delicata, come quando notiamo che si sta levando un vento fresco, o che l’amica oggi si è levata straordinariamente presto. Il levare, in latino, ha quelli che dobbiamo notare come i significati originari del concetto: ‘alleggerire, sollevare’ — infatti è un derivato di levis, ‘leggero’.

Ed ecco già la meraviglia, se vogliamo grande, se vogliamo sottile: il levar del sole, il levare le tende, il levare il dente, il levare il saluto, il levare un foglio da venti dal borsellino, il monte che si leva fra le altre vette, rendono tutti aereo qualcosa, qualcosa che prima era radicato, a terra, custodito, fissato. Alleggeriscono, e così la roccia del monte, la banconota, il saluto cortese, il dente dolente, le tende piantate, l’astro celeste prendono il volo, quale che sia.
Puoi proiettarla nell’ultimo futuro, ma la grammatica fondamentale dell’immaginazione è stata stabilita una volta per tutte in un passato remoto.

La levatura coglie e ammira questa alzata aerea, e lo fa con qualche pretesa: dopotutto è un’alzata che può senz’altro avere qualcosa di superbo, stiamo parlando di una declinazione dell’eccellenza. Ma il suo nome è di matrice semplicissima, quotidiana. Fa aggio sulle immagini di pinnacoli di nuvole, di mobili cime d’albero, di cacumi di montagna svettanti, di astri sospesi e luminosi.
Se parliamo di una studiosa di levatura eccezionale, della levatura di un romanzo, che ci ha sorpreso, di una squadra di scarsa levatura, annodiamo su molti piani capacità e valore, grazie a una sintesi essenziale. La levatura è versatile: morale, intellettuale, professionale, senza compartimenti interni troppo evidenti.

La sua blandissima ricercatezza la salva dall’essere troppo didascalica — come può essere l’altezza stessa. Parlare dell’altezza o anche della statura di un’opera, di una squadra, di uno studioso, è senz’altro chiaro ed efficace, ma è anche di una facilità che può toccare il grossolano (alto/grosso=importante, un po’ troppo piano, a volte). Il calibro ancor di più, e con violenza: il riferimento è alla larghezza della bocca di fuoco, grosso calibro grosso boom, quindi importante. Il livello è più vago, ha la prosa di una scansione, di una valutazione più pratica — mentre in questi casi torna comoda una parola di una certa… levatura. Chiara, ma sospesa. Leggera.

Parola pubblicata il 07 Luglio 2025