Rovescio

ro-vè-scio

Significato Opposto al diritto, voltato in senso contrario; parte posteriore, opposta al lato dritto; caduta rapida e violenta, specie di pioggia e simili

Etimologia attraverso il latino parlato reversius, dal latino classico reversus ‘tornato indietro’, participio passato di revèrtere ‘ritornare’, derivato di vèrtere ‘girare, volgere’ col prefisso re-.

C’è un modo molto pratico per considerare l’utilità spicciola di una parola: quanto è stata deformata dall’uso. Se abbiamo un antecedente latino pettinato e una parola italiana stravolta, è altamente probabile che quella parola sia stata usata continuamente, stirata in ogni modo, girata da dritto e da rovescio — nell’instabilità della tradizione orale.

‘Rovescio’, d’acchito, è misterioso. Lo usiamo nel fare i puzzle, quando rammendiamo, quando riportiamo le previsioni del tempo. È una forte alterazione del latino classico reversus, passata attraverso una forma intermedia come reversius. Letteralmente è un ‘tornato indietro’, in quanto participio passato di revertere, cioè giusto ‘ritornare’ (da cui anche il ‘reversibile’), che imprime un indietro al vèrtere, padre di una moltitudine di parole, che è un girare, volgere — ma anche già rovesciare.

Il rovescio è ciò che si manifesta a un voltare sottosopra — è un dietro come anche una ricaduta, se vogliamo. In questo senso è molto interessante: non è un crollo giù definitivo. Pensiamo alla volubilità dei rovesci della fortuna e anche a come i rovesci di pioggia seguano a una salita dell’acqua. Anche il rovescio della moneta o della medaglia ci danno subito l’idea di una seconda faccia che si alterna alla prima, frequentiamo il rovescio del vestito mettendolo a lavare o riprendendo il buchetto con un punto, e il fatto che la mano abbia un rovescio non implica mai una posizione definitiva.

La sua schietta opposizione al dritto è fisiologica, tanto che non si porta dietro le storture inquietanti dell’altra opposizione al dritto, quella dell’obliquo, dello storto stesso. Fare una cosa tutta storta non è mai un gran risultato; farne una tutta a rovescio può avere la lateralità della disobbedienza. Il rovescio può essere un luogo di scoperta.


Era il rovescio d'ogni cosa che m’incuriosiva, il rovescio delle case, il rovescio dei giardini, il rovescio delle strade, il rovescio delle città, il rovescio dei televisori, il rovescio delle lavastoviglie, il rovescio del mare, il rovescio della luna. Ma quando riuscivo a raggiungere il rovescio, capivo che quello che cercavo io era il rovescio del rovescio, anzi il rovescio del rovescio del rovescio…

Lo specchio e il bersaglio, in “Prima che tu dica ‘pronto’”

Tutte le pagine di Calvino sono attraversate da un persistente sospetto: la sensazione che in ogni cosa ci sia una faccia nascosta, inafferrabile. Questo anzitutto perché la nostra prospettiva è sempre parziale. Perciò, ad esempio, molte delle Città invisibili cambiano forma a seconda della prospettiva da cui le si guarda, come Despina, o addirittura dell’umore momentaneo dei passanti, come Zemrude.

Non solo: le cose in sé non sono univoche, perché si compongono di aspetti contraddittori. Nella città di Moriana, per esempio, la parte elegante coesiste con quella degradata come le due facce di un foglio di carta. E la spaccatura si estende anche oltre il piano sociologico, fino a quello esistenziale: molte città hanno, come Eusapia, un doppio sotterraneo, come a dire che vita e morte sono intimamente connesse. Oppure, come a Eudossia, il disordine irrazionale dell’esistenza convive con l’intuizione di un ordine significativo, senza che si riesca a capire dove stia la verità.

L’anima umana poi è ancora più complessa, tanto che in uno stesso sentimento possono aggrovigliarsi elementi diversi, non tutti consapevoli. “Ogni amore palese racchiude un amore segreto come un uovo il tuorlo” riflette Calvino in una pagina (poi espunta) della Giornata di uno scrutatore, contemplando il padre di un ragazzo con una disabilità: “Aveva il doveroso sentimento d’un padre per il figlio, e poi, sotto, la vergogna per esser stato buono a generare solo un figlio fatto a quel modo, e infine, sotto ancora, l’amore segreto proprio per quel figlio lì.”

Anche il tempo contribuisce a imbrogliare le carte. Il passato è il rovescio del presente: ci costituisce – come individui e come società – ma insieme ci rimane oscuro; un po’ perché non ce lo ricordiamo, un po’ perché il nostro sguardo è cambiato e dunque anche quello che ci sembra chiaro lo stiamo forse tradendo con un’interpretazione anacronistica. E a sua volta il passato ha un rovescio, ossia le potenzialità che non si sono mai realizzate, e che avrebbero potuto portarci da tutt’altra parte.

Questa forte consapevolezza del “rovescio” conferisce al pensiero di Calvino due tratti assai ammirevoli. Primo: la tolleranza per la contraddizione. La capacità, cioè, di considerare simultaneamente le cose da più punti di vista, di apprezzare la verità di un concetto ma anche quella del suo contrario. Secondo: il dinamismo della ricerca. Poiché nulla può essere mai compreso interamente resta sempre spazio per il desiderio, l’avventura, la scoperta. Tutta la conoscenza umana, in fondo, è un gioco a rimpiattino col rovescio: “Sempre scriviamo di qualcosa che non sappiamo” (Mondo scritto e mondo non scritto).

Parola pubblicata il 11 Ottobre 2023

Italo Calvino, le parole - con Lucia Masetti

Il 15 ottobre 2023 si celebrano i cento anni dalla nascita di Italo Calvino, il più grande, profondo, ridente, immaginifico scrittore della nostra letteratura recente. Cerchiamo di abbracciarne la straordinaria opera dedicandogli un dizionario minimo.