SignificatoTogliere le brache, mettersi in libertà; comportarsi in maniera scomposta; togliere l’imbracatura
Etimologia derivato di braca, con prefisso s- privativo, che è dal latino braca, di origine gallica.
L’eccezionalità di questa parola sta in un equilibrio particolare e potente: la braca è a un tempo un riferimento basso e un riferimento alto. Basso perché si parla pur sempre di calzoncini, se non di mutande, che non sono proprio corone e scettri; alto perché è un termine ricercato, delicatamente desueto. Questo equilibrio rende la braca un elemento triviale e dignitoso insieme - e si ripercuote sullo sbracare.
Letteralmente sbracare significa togliere le brache, i calzoni. Data la diffusione dell’uso come riflessivo (sbracarsi), possiamo anzi dire che lo sbracarsi è togliersi le brache. L’atto (concreto o evocato figuratamente) di libertà suprema, di sovrana licenza, di quando la volontà superiore di mettersi più comodi, più ad agio, in bramate posizioni indecorose, esilia ogni considerazione di decenza conveniente. I ragazzi dormono sbracati nei sacchi a pelo da cui spuntano arti; dopo il pranzo esagerato ci sbrachiamo in poltrona con il libro aperto sul naso; ed entro in casa, mi sbraco sul divano, e per la Costituzione nessuno può impedirmelo (se è casa mia).
Ora, per quanto schietto, foriero di gran godimento e in molti casi lecito, l’atto dello sbracare o dello sbracarsi pare però poco compassato, poco elegante: tant’è che lo sbracare diventa il comportarsi o l’essere compiuto in maniera scomposta, senza modo e attenzione, con la licenza di chi se ne sta senza calzoni. La progettazione sbracata non serve a nessuno e non porta da nessuna parte; il controllo sbracato si fa sfuggire qualcosa che avrebbe dovuto bloccare; e risate sbracate accompagnano il siparietto ricco di battutacce.
Una parola ricca, colorita, potente, piacevolmente ambivalente. Che nasconde un’ultima curiosità: la braca - come l’imbracatura - può essere anche quel sistema di corde che sorregge e solleva e sposta carichi, specie di nave. Curiosità, dicevo, perché la braca pare l’unica cosa che muove ordinatamente il carico, così come le brache paiono le uniche cose che muovono ordinatamente noi.
L’eccezionalità di questa parola sta in un equilibrio particolare e potente: la braca è a un tempo un riferimento basso e un riferimento alto. Basso perché si parla pur sempre di calzoncini, se non di mutande, che non sono proprio corone e scettri; alto perché è un termine ricercato, delicatamente desueto. Questo equilibrio rende la braca un elemento triviale e dignitoso insieme - e si ripercuote sullo sbracare.
Letteralmente sbracare significa togliere le brache, i calzoni. Data la diffusione dell’uso come riflessivo (sbracarsi), possiamo anzi dire che lo sbracarsi è togliersi le brache. L’atto (concreto o evocato figuratamente) di libertà suprema, di sovrana licenza, di quando la volontà superiore di mettersi più comodi, più ad agio, in bramate posizioni indecorose, esilia ogni considerazione di decenza conveniente. I ragazzi dormono sbracati nei sacchi a pelo da cui spuntano arti; dopo il pranzo esagerato ci sbrachiamo in poltrona con il libro aperto sul naso; ed entro in casa, mi sbraco sul divano, e per la Costituzione nessuno può impedirmelo (se è casa mia).
Ora, per quanto schietto, foriero di gran godimento e in molti casi lecito, l’atto dello sbracare o dello sbracarsi pare però poco compassato, poco elegante: tant’è che lo sbracare diventa il comportarsi o l’essere compiuto in maniera scomposta, senza modo e attenzione, con la licenza di chi se ne sta senza calzoni. La progettazione sbracata non serve a nessuno e non porta da nessuna parte; il controllo sbracato si fa sfuggire qualcosa che avrebbe dovuto bloccare; e risate sbracate accompagnano il siparietto ricco di battutacce.
Una parola ricca, colorita, potente, piacevolmente ambivalente. Che nasconde un’ultima curiosità: la braca - come l’imbracatura - può essere anche quel sistema di corde che sorregge e solleva e sposta carichi, specie di nave. Curiosità, dicevo, perché la braca pare l’unica cosa che muove ordinatamente il carico, così come le brache paiono le uniche cose che muovono ordinatamente noi.