Afono

à-fo-no

Significato In medicina, senza voce, che ha un abbassamento di voce

Etimologia dal greco áphonos ‘privo di voce’, derivato di phoné ‘voce’ col prefisso negativo a-.

  • «Certo della sua comprensione le scrivo che sono afono per una laringite, e temo di non poter sostenere l'interrogazione nemmeno oggi.»

Quando ci troviamo davanti al problema di dire una cosa, il più delle volte abbiamo molti sentieri che ci si parano davanti, ciascuno con le sue caratteristiche. Questa parola, in questo senso, è esemplare.

Càpita di essere senza voce — e non solo agli umani. Può essere una condizione transitoria o permanente, e solo in pochi casi dipende dal capriccio della Strega del Mare.
Ora, la dicitura ‘senza voce’, che sembra così normale e anonima, ha dei caratteri abbastanza forti: innanzitutto è una dicitura didascalica, piana, il più semplice possibile — e forse proprio per questo mostra anche una spiccata versatilità. Una massa senza voce non ha la raucedine (magari d’inverno succede ma non è questo il punto), e posso impegnarmi per i diritti di animali senza voce anche se in effetti a loro manca solo una voce umana.

L’àfono ci permette qualcosa di differente.
È un termine che ha un’ascendenza greca plateale, e la sua costruzione è semplice: che ‘-fono’ abbia spesso a che vedere col suono lo inferisce anche chi di greco conosca solo lo yogurt, e pure che la a- iniziale sia privativa è facilmente immaginabile. Ma già il greco áphonos non aveva un significato generico di ‘silenzioso’: era specificamente il privo di voce. Quando fra Sei e Settecento i medici decisero di usare la novità del greco antico per battezzare a tutto spiano ogni anfratto anatomico e ogni pazza patologia, l’afono era in pratica già pronto da usare — e conserva ancora una prospettiva clinica caratteristica.

In altri termini il suo significato rimane più concreto, senza voli figurati che personifichino la voce e ne facciano richiamo e volontà — ma come tante parole greche del lessico medico circoscrive, copre e raffredda questo significato concreto.

Se manifesto di essere senza voce, o rauco, o muto, sto ponendo questa condizione in piena evidenza, mentre segnalarmi come afono sfata la questione, la pone chiaramente su un livello essenziale, pragmatico. Anche il roco e il rauco, che pure non hanno grandi afflati figurati, finiscono per essere più didascalici, e per descrivere in maniera più vivace questo indebolimento di voce.

Per questo, se un concerto viene rimandato perché chi canta ha fatto troppi sforzi in tournée o ha preso freddo, spesso si sceglie di non proiettare l’immagine sgraziata del ‘rauco’ o ‘roco’, e di non rischiare la vastità recisa e piena di implicazioni del ‘senza voce’: il cantante è afono, la cantante è afona, tornerà a calcare i palchi dopo un periodo di riposo passato a brucare erbe balsamiche in montagna.
Similmente è sobrio e distaccato sussurrare alla collega che è meglio che telefoni lei al cliente infuriato perché io sono afono, o del cane afono il cui strano abbaio è poco più di uno sbuffo. Per contrario, se vogliamo raccontare della vecchia prozia che ci ha fatto i suoi ultimi auguri col labiale perché ormai il respiro non le reggeva più nemmeno una parola, dirla afona risulterebbe troppo distante: il concetto è quello, ma ogni parola è un taglio, una spezia diversa.

Parola pubblicata il 06 Ottobre 2022