Agio

à-gio

Significato Stato di benessere, distensione, comodità; calma, tranquillità

Etimologia dall’antico francese aise, dal latino àdiacens ‘che giace presso’, participio presente di adiacère ‘essere vicino’.

  • «Mettiti pure a tuo agio.»

Quanta comodità in una sola parola. E una comodità capace di lambire lidi esistenziali — pensiamo per contro a dove arriva il disagio. Mentre la comodità stessa è perlopiù confinata a una dimensione poltronesca. Ma alle sue altezze l’agio arriva partendo precisamente da un’immagine di confortevolezza pigra che ci è universalmente nota e che evidentemente (con una certa sorpresa) doveva essere nota anche in secoli lontani.

È un francesismo, ‘agio’. Deriva dall’antico francese aise, che è la comodità. Ma qui introduciamo il primo dato che pare uno scarto: questo aise è un derivato popolare del latino àdiacens, che senza mistero per noi è ‘adiacente’, participio presente di adiacère, ‘essere vicino’, da iacère ‘giacere’, con un prefisso ad- che ce lo colloca in un ‘presso’, e ce lo direziona. Ma com’è che questa comodità è diretta da qualche parte, verso dove si tende, a che cosa sta vicino? Non è una contraddizione in termini? La vera comodità non ha una staticità e un’autonomia da sarcofago?

Se qui introduciamo l’immagine di quando finiamo di infagottarci sul divano, con la coperta ben rincalzata, e d’un tratto la pupilla si stringe perché realizziamo di non avere il telecomando, facciamo etimologicamente centro. La comodità dell’aise è comodità perché ci proietta la zona dell’adiacente, dell’a portata di mano. L’agio ha vicino, è vicino a tutto ciò che occorre, e fuor di divano proverbiale cogliamo l’agio dell’acqua corrente, del riscaldamento, dell’elettricità, delle piattaforme da cui poter vedere e ascoltare roba a non finire — tutta l’articolazione dei nostri agi, tutto a portata di mano, niente fatica di ricerca lontana, che si riassume nelle facoltà dell’agiato. E ancora, pensiamo alle situazioni in cui siamo a nostro agio, in cu iqualcuno ci mette a nostro agio — non situazioni con agi, ma situazioni di benessere. E non solo.

Quando diciamo di avere agio di pensare a un problema, agio di concludere un lavoro, agio di rispondere a tutte le domande, quella che dipingiamo è una situazione di tranquillità, di calma nell’agire; qui la comodità dell’agio ci rivela il suo contrastato confine con la fretta e l’agitazione. Un confine davvero interessante, perché il comodo e l’agevole ci parlano del facile, del favorevole, del confortevole — che solo in maniera obliqua, per quanto chiara, si oppongono al dibattersi di fretta e agitazione. Di solito si contrappongono al difficile, all’ostico, allo scomodo. Questo si nota in modo esemplare in un derivato dell’agio, che è l’adagio: si procede senza smanie di movimento e di mancanza, con tutto a portata secondo modi e tempi.

Splendida parte di una grande e vasta eredità popolare, l’agio, pur così morbido, non rivela le molli pesantezze del comodo — non ci sono terga pigre o boffici gravi, nell’agio. È uno stato di distensione che si contrappone non all’operoso ma al febbrile, non all’attività ma al malessere. Anzi, lo sappiamo: è quando abbiamo un momento di agio che spesso riusciamo a mettere il punto a tante questioni.
Magia di una parola rimasticatissima; ci accapigliamo su ortografia e accenti, e qui da adiacens siamo arrivati con agio ad agio.

Parola pubblicata il 16 Dicembre 2024