Ammorbare

am-mor-bà-re (io am-mòr-bo)

Significato Contaminare, infettare, rendere malsano; annoiare, infastidire

Etimologia composto parasintetico di morbo.

Com’è bello quando le parole gravi diventano giocose. E l’ammorbare parte da una delle gravità più serie: il morbo.

Ora, il latino morbus aveva un significato generico di ‘malattia, infermità’, e la sua origine è misteriosa, senza nessi con radici indoeuropee. È bello cogliere la suggestione, adombrata dai rilievi scientifici di certi dizionari, che tanti nomi dati alle malattie, in tempi andati, fossero nomi, per così dire, domestici. Le malattie non erano spiegate attraverso analisi razionali, perciò era difficile distinguerle una dall’altra, ma ce ne erano in ogni casa del mondo, ovunque simili, ovunque diverse, e il loro nome è di quelli che ha avuto senso esportare e importare quando è emersa una prima comunità scientifica medica (pensiamo al lessico ippocratico). Altrimenti l’infermità si chiama col nome di casa, o meglio non c’è casa che non abbia nomi suoi per l’infermità - e sono pochi gli ambiti in cui il familiare e l’alieno si percepiscono così bene come in quello dei nomi di malattia.

Invece per noi il morbo è proprio la malattia grave, complessa: o è rara o è altamente contagiosa. Ad esempio il morbillo etimologicamente è il ‘piccolo morbo’, probabilmente inteso come fratello minore del morbo del vaiolo; ma parlando di morbo s’intende volentieri una qualunque malattia epidemica (il morbo infuria,/ il pan ci manca,/ sul ponte sventola/ bandiera bianca!) - e in tempi più recenti conosciamo lunghe liste di morbi qualificati coi nomi di coloro che per primi li hanno osservati e che oggi portano volentieri nomi più tecnici, come quello di ‘sindrome’. Aggiungiamoci che ‘morbo’ sa di ‘morto’ e che è anche un termine un po’ desueto e voilà, di una malattia generica abbiamo fatto una malattia invariabilmente seria.

L’ammorbare che ne traiamo dovrebbe essere lineare: un appestare, un contaminare, un infettare, e più in generale un rendere malsano. I rifiuti tossici hanno ammorbato la comunità locale, se puoi evitare di ammorbarci starnutendo e tossendoci addosso ti diciamo un bel grazie, un puzzo infame ammorba la via. Com’è serio, questo verbo, usato così. Ma la stabilizzazione di un intervento ironico fa dell’ammorbare anche un semplice infastidire, addirittura un annoiare: gli amici pettegoli ti ammorbano di domande sulla serata, il babbo ci ammorba con una lezione edificante, ci ripromettiamo di non invitare più al nostro compleanno il vecchio conoscente che ammorba tutti coi suoi sproloqui violenti. Il pericolo spiacevole del contagio viene catturato nel gioco delle esagerazioni retoriche - e per il breve frangente di una battuta non spaventa più.

Parola pubblicata il 10 Dicembre 2018