Ansare
an-sà-re (io àn-so)
Significato Respirare con affanno, riprendendo fiato di frequente
Etimologia dal latino tardo anxiare ‘affliggere, angustiare’, da anxia ‘ansia’.
- «È rientrato il cane, ansante e felice.»
Parola pubblicata il 10 Dicembre 2023
Ad essere ansante, e probabilmente anche trafelato, c’immaginiamo sia l’amico quando infine entra dalla porta — l’ascensore è rotto e ha fatto sedici rampe di scale. O l’amica allegra dopo la nuotata, quando esce dall’acqua. O magari anche il collega che legge con estrema apprensione il documento che è appena arrivato. In questa parola conserviamo, senza notarlo, un nodo del grande tappeto del mondo, che qualcuno — grande poeta senza nome — ha avuto l’intelligenza e lo spirito di annodare.
‘Ansare’ è un derivato popolare del latino tardo anxiare, che anche senza avere una profonda dottrina etimologica, si capisce, è derivato di anxia, cioè ‘ansia’. Primo rilievo: abbiamo un modo di respirare che è significato da uno stato emotivo. Questo processo ha una raffinatezza poetica profondissima: non è didascalica, non descrive brevità, rapidità. Ed è la continuazione di un’osservazione di tenore analogo e speculare: l’anxia latina deriva dal verbo ango, cioè ‘stringo’, un verbone che dà frutti dall’angusto all’angiporto, dall’angina alla nostra ansia. Questa — al di là di tutte le più raffinate articolazioni di anticipazione che la esplorano e spiegano — prende forma in maniera sintetica come senso di oppressione, forza che stringe.
L’ansare per la verità, a dispetto dei suoi antecedenti, ci si mostra meno legato a stati d’animo. Si stringe più semplicemente sul respirare con affanno (provenzalismo di etimo dibattuto), sul riprendere fiato con frequenza rapida. Poi naturalmente questo può non avere un significato emotivo, e raccontare un semplice esito di uno sforzo fisico, ma anche averlo, come quando mi ritrovo ansante durante la telefonata che mi sgomenta. Però lo fa comunque in modo più essenziale e meno enfatico dell’ansimare — che pare un sinonimo. Anzi addirittura un fratello, che però tradisce una certa esagerazione, ibrido com’è fra l’ansia e l’asma (è davvero questo incrocio popolare iperbolico a generare l’ansima e l’ansimare).
Una parola antica, netta, emersa prestissimo in italiano (la usa già Dante), dotata di una profondità metaforica straordinaria e fortemente in contatto con la nostra esperienza del nostro corpo, e del nesso che c’è fra respiro e mente: una bellezza chiara e semplice.