Antimetabole

an-ti-me-tà-bo-le

Significato Figura retorica che consiste nella ripetizione in ordine invertito delle parole di un enunciato per ribaltarne il significato

Etimologia voce dotta recuperata dal latino medievale antimetàbole, dal greco antimetabolé, da antimetabállein ‘invertire’, derivato di metabállein ‘cambiare’ (alla lettera composto da meta- ‘oltre’ e bállein ‘lanciare’), col prefisso anti-, che indica l’opposto.

Ci sono molti modi per dire (più o meno) la stessa cosa, e la retorica si sforza di trovare delle figure, dei passi che dicano impressionando. Nei millenni, è stato categorizzato praticamente qualunque estro retorico possibile, dato un nome a qualunque trovata, ed è sempre buffo vedere lo scollamento fra nomi arcani, decifrabili solo da un’alta dottrina, e la popolarità di ciò che significano — roba da pubblicità, da battuta al mercato, da discorso politico.

L’antimetabole (che no, non è un farmaco, né una patologia, né un’appendice cornea distintiva di qualche ordine di invertebrati) è una ripetizione invertita, che nella seconda parte ribalta gli elementi della prima e ne cambia il significato. Detta così pare una cosa macchinosa, ma non lo è: facciamo una carrellata.

La vicina di casa che inizia a spentolare rumorosamente alle cinque di mattina non mangia per vivere, vive per mangiare (e non condivide mai); la collega è una tipa con la testa sulle spalle e molto diretta, pensa quello che dice e dice quello che pensa; le ultime puntate della serie non sono l’inizio della fine ma la fine dell’inizio — ne stanno girando già altre due stagioni; si prevale non con la ragione della forza, ma con la forza della ragione; e ragionando dell’esistenza di un mondo soprannaturale, ammettiamo che l’assenza di prova non è prova dell’assenza.

La commutazione dei due elementi (in effetti in latino questa figura era anche nota come commutatio) in uno scambio a chiasmo può alterare il senso dell’enunciato in modi diversi.

Spesso il significato dei termini resta il medesimo ed è la semplice inversione nel loro ordine a dare, con impatto spiazzante, una una prospettiva nuova e sorprendente nel suo essere speculare: è la forza immensa del kennediano «non chiederti che cosa il tuo Paese può fare per te, chiediti che cosa puoi fare tu per il tuo Paese», del dantesco «la stirpe non fa le singulari persone nobili, ma le singulari persone fanno nobile la stirpe» — senza contare il «tutti per uno, uno per tutti».

Però può anche assommarsi a una diafora, per cui una parola ripetuta prende sfumature diverse. Se dico che prima di aggiungere giorni alla vita si deve cercare di aggiungere vita ai giorni, ‘vita’ è ripreso con un senso differente.

C’è semplicità, economia di termini, nell’antimetabole, grazia del suono incrociato e della forma; c’è un inatteso intelligente, spesso ironico, e la sensazione di un uso retorico callido, che sa costruire enunciati ribaltabili per arrivare in porto in maniera memorabile.

Parola pubblicata il 01 Marzo 2022