Artefatto

ar-te-fàt-to

Significato Artificiale; eccessivamente elaborato, adulterato, manierato; manufatto

Etimologia dall’espressione latina arte factus ‘fatto con artificio’.

Una parola in cui, secondo il parlare quotidiano, ha prevalso il lato oscuro — mentre quando la leggiamo su un pannello nel museo archeologico è di una neutralità franca. Ma — che sia usata come sostantivo o aggettivo — ha sempre un suo particolare, carismatico fascino, e una sfumatura decisa.

Ora, non serve troppo discernimento per intendere che si tratta di un composto di arte e fatto (secondo alcuni, però, dall’espressione latina arte factus — quell’arte ha senso come caso ablativo latino); siamo quindi davanti a qualcosa che in sé, né più né meno, è stato fatto con arte. E un’espressione come ‘fatto con arte’, secondo il nostro metro, sembra in verità lusinghiera, perché oggi tendiamo ad avere sul concetto di arte una visuale più strettamente puntata su ciò che è artistico, più che su ciò che genericamente viene fatto per mano di un essere umano, semplicemente contrapposto al naturale.

L’artefatto, però, compare nella nostra lingua (siamo nel Settecento) proprio come un sinonimo di ‘artificiale’, rispetto al quale certe sensibilità già lo riconoscevano più marcato nei suoi significati: l’artificiale può stare nei dettagli, in addomesticamenti parziali, mentre l’artefatto è radicalmente opera umana. Questo è il senso in cui sa essere scevro da giudizi di valore (un senso che si coglie in modo chiaro nei suoi usi come sostantivo): possiamo parlare di come nel piccolo museo locale siano raccolti artefatti di epoche molto diverse, degli artefatti che ancora si possono trovare sul sito di un’antica battaglia, dei preziosi artefatti che vengono contesi all’asta. In questa veste è del tutto analogo al manufatto, rispetto al quale mantiene un’aura più vaga, meno concreta.

Ma l’artefatto ha colto, lontano da questi casi, il senso peggiore del ‘fatto con arte’, un senso che ci è molto vicino, anzi sempre più vicino, se pensiamo al valore positivo (anche con tratti naïf) che diamo alla qualità del ‘naturale’.

L’artefatto è elaborato, l’artefatto è adulterato, l’artefatto è manierato. Un dolce artefatto ci darà l’impressione di essere composto con trovate esagerate, che vogliono stupire più di quanto sia consono per qualcosa che deve stare in un piatto; un vino artefatto sarà nientemeno che alterato, sofisticato, magari nel tentativo di nascondere quanto sia scadente; un sorriso artefatto, una gentilezza artefatta sarà finta per convenienza, plasmata ad arte.

Una batteria di significati molto incisivi: l’artefatto, nella sua aura seria, non ha il trucco della contraffazione, non ha la genericità del falso. Conserva sempre il preciso peso di un’artificialità radicale. Non è falsato, corretto: è congegnato.

Parola pubblicata il 09 Agosto 2020