Babbione

bab-bió-ne

Significato Sciocco, semplicione

Etimologia derivato da babbio ‘sciocco’, dalla voce onomatopeica bab-, che imita l’aprire e chiudere le labbra a vuoto.

Osservando il babbeo sappiamo di trovarci di fronte a un termine forte e spregiativo, un modo particolarmente evocativo e incisivo (e perciò anche aggressivo) di significare lo scemo, il tonto. Il babbione, però, anche se ne condivide origine e significato, mostra dei connotati diversi, che lo distinguono molto nell’uso. Cerchiamo di vedere meglio il profilo del babbione.

Il babbione — pur restando uno sciocco semplicione — è più morbido e benevolo, come spesso sa rendere il suffisso accrescitivo -one (mentre il suffisso -eo ha qui valore spregiativo). Lento di testa, spesso anche con tratti di vecchiezza, il babbione ha un’esagerazione che ne rafforza la carica ironica, magari anche autoironica, smussando a un tempo l’attacco. Raccoglie la parte meno aggressiva del giudizio di sciocchezza — ma senza per questo diventare lusinghiero, beninteso.

Non ci stupisce né che si tratti di un’invenzione rinascimentale (il Rinascimento fu momento fervido per le arti ma anche per la lingua italiana), e che in particolare si trovi per la prima volta nella penna di Burchiello, poeta faceto fiorentino che non ci è nuovo a introduzioni di simile simpatia (suo anche il balzello). Così lo troviamo usato con vigore dalle commedie d’Ariosto fino ai doppiaggi dei Simpson.

In questa maniera si può parlare della nonna che alle prese col telefono si scusa d’essere una babbiona, del babbione che compra senza guardare il prezzo al chilo, dei babbioni che si fanno lisciare e attrarre da lusinghe improbabili, e diremo babbioni quelli che s’indignano davanti a notizie false in maniera caricaturale.

La nonna non direbbe d’essere babbea, perché la crudezza del termine non farebbe funzionare la modestia dell’asteismo, che richiede un’urbanità compassata; se chiamassimo babbeo chi compra guardando poco saremmo molto agri, così come se lo dicessimo di chi si fa lusingare e ingannare facilmente.

Nella galassia sconfinata della stupidità, che ha tante parole per essere significata quanti sono i gomiti di strada delle nostre città e borghi, abbiamo molte sottili possibilità espressive: ci si può muovere fra significati che ne presentano tratti radicalmente diversi (pensiamo a come sono diversi quelli del melenso e dell’insignificante, dell’ottuso e del picchiato), o che fanno appelli a immaginarî sensibilmente distanti (come cambia la fantasia sul pirla, sul grullo, sul fesso), ma è anche giocando sulla mera intensità che si può essere penetranti.

Il babbione ci si mostra come termine tutt’altro che da babbioni, anzi forte di una certa qual forma, ruvida e ironica, di saggezza.

Parola pubblicata il 24 Agosto 2020