Caricatura

ca-ri-ca-tù-ra

Significato Ritratto che accentua fino al grottesco le caratteristiche del soggetto; imitazione maldestra, esagerazione ridicola

Etimologia derivato di caricare.

Questa parola è esemplare. Per il più complesso degli oggetti può essere foggiato il più semplice dei nomi.

Tutti conosciamo la caricatura: è un ritratto che esagera fino al ridicolo, fino al grottesco i caratteri del soggetto, mantenendo però un’evidente somiglianza. Ora, fino al XVI secolo la caricatura altro non era che l’atto del caricare: si poteva parlare della caricatura di un carro (peraltro è dal latino carrus che viene il ‘caricare’), perfino della caricatura di un’arma da fuoco. Ma durante il Rinascimento nasce il genere dei ritratti caricati (pare che questa parola sia nata in seno alla scuola di Annibale Carracci). Ritratti in cui i tratti fisionomici venivano esagerati - figuratamente caricati in un’enfasi surreale, tale da suscitare il riso. Ritratti che quindi erano ‘caricature’.

Da questo genere di ritratto, di fortuna immensa, traiamo significati ulteriori davvero fertili: non solo la caricatura, con il suo ridicolo, diventa qualunque rappresentazione satirica che accentua i caratteri di una certa realtà (nell’opera teatrale troviamo la caricatura feroce di un ambiente dissoluto) ma diventa anche l’imitazione maldestra, l’esagerazione risibile. In altri termini, il tratto non solo viene enfatizzato volontariamente per satira, ma anche per goffa simulazione, deforme e difforme. Suscita sempre il riso, ma il riso dell’umorismo pirandelliano. Il mobile di lusso è una caricatura dello Stile Luigi XVI, l’amico che vuole essere seducente finisce per essere la caricatura di un latin lover, e nell’articolo viene citata come studio serio quella che è solo la caricatura di una ricerca.

Un termine comune, eppure profondo, tornito, mezzo di un pensiero acuto.

Parola pubblicata il 15 Novembre 2017