Blandire

blan-dì-re (io blan-dì-sco)

Significato Carezzare, sfiorare; lusingare, ammansire

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo blandire, blandiri nel latino classico, derivato di blandus ‘carezzevole’.

Di questo verbo, che si colloca nella piacevole e utile famiglia delle parole ricercate ma non troppo, abbiamo quasi perso il riferimento fisico. Non diremmo abitualmente che distesi sul divano blandiamo il nostro cane o che io blandisco i tuoi capelli, ma nemmeno che una dolce brezza blandisce le fronde degli alberi, o che il tepore del fuoco blandisce i nostri corpi infreddoliti. Intendiamo il blandire come un lusingare, vezzeggiare per indurre a fare qualcosa — in una certa misura, sedurre. Ma non dobbiamo scordare che il nucleo originale del blandire è l’accarezzare, lo sfiorare.

In latino blandus nasce come voce espressiva, fonosimbolica; con la sua morbida dolcezza descrive esattamente il carezzevole — qualità che si traduce nel tardo blandire, recuperato nel Trecento come latinismo. Ma va detto che ha sempre avuto una chiara inclinazione ai significati figurati; e se questi si sono spinti fino ai significati del lenire (blandisco il tuo dolore), in ultima analisi, nell’uso corrente, lo portano principalmente ad essere un lusingare sì, ma un lusingare che ha il profilo di un trattare amorevolmente, di un assecondare, di un ammansire, un rabbonire con striature di guida. Non è solo servile e adulatorio, ma soprattutto rassicurante, compiacente.

Così possiamo criticare il modo in cui la diplomazia blandisce un dittatore ributtante, possiamo squadernare la politica atta a blandire una categoria capace di creare rogne, possiamo parlare di come il regista dello spettacolo blandisca un pubblico che evidentemente conosce molto bene, o possiamo raccontare di come l’amico blandisca due che stanno litigando per disinnescare un esito minaccioso.

È un verbo che coglie un tratto psicologico profondo, un’intenzione articolata, non priva di una vena strategica — ora mossa da una volontà limpida e affettuosa di paciere, ora da una machiavellica viscida volontà volta al conveniente più che al giusto. Un termine di grande finezza, che schiude le complessità del gesto di una carezza.

Parola pubblicata il 27 Giugno 2021