Bonapartismo

bo-na-par-tì-smo

Significato Orientamento politico francese che sosteneva o vagheggiava la restaurazione della dinastia napoleonica; regime personale e autoritario, con uno stretto rapporto carismatico e plebiscitario col popolo, di forte penetrazione militare

Etimologia dal cognome della famiglia Bonaparte.

Parole come questa sono problematiche. Spesso finiscono per sembrare usate più per compiacimento della conoscenza di correnti politiche di un tempo, piuttosto che per fini d’incisività comunicativa — ma il fatto che il bonapartismo sia una categoria che ha ancora qualcosa da dire è vero, e testimoniato dal fatto che è una parola corrente non solo in ambito storiografico. Resta però da chiarire il dettaglio non trascurabile di che cosa diavolo sia il bonapartismo.

Non è un problema facilmente superabile. Le esperienze storiche davvero complesse, sorprendenti e nuove per un’universalità di persone (come l’ascesa e la caduta di Napoleone I, il Secondo Impero di suo nipote Napoleone III) talvolta si lasciano fotografare in una tendenza con un nome specifico, come può essere per ‘bonapartismo’. Ma le sfumature di significato che troviamo attribuite a questo nome sono di volta in volta il taglio di un’esperienza grezza, troppo ampia e contraddittoria per poter avere una sintesi semplice e univoca.

Insomma, non c’è il bonapartismo, ci sono le sfaccettature del bonapartismo, e quella che viene in luce di volta in volta varia a seconda dell’epoca, del contesto, delle intenzioni di chi parla.

Fuor di Storia, dove significa l’orientamento politico francese che ordiva o vagheggiava la restaurazione della dinastia napoleonica, il riferimento nucleare essenziale del bonapartismo è quello a un regime personale autoritario. Questa base è invariabile.

Ma di tale regime può voler mettere in luce lo stretto rapporto col popolo, mantenuto sia per vie formali e plebiscitarie, sia per slancio carismatico; può esserne marcata la commistione dell’esercito con gli strati della politica, e l’affermazione del potere politico attraverso quello militare; può essere citato come creatore di un nuovo ordine, ma anche come fase controrivoluzionaria; può essere considerato come l’espressione di un’ideologia che insiste su un’operosa unità nazionale scevra da estremismi centrifughi.

In questo panorama variegato si può parlare del bonapartismo dell’amministratore locale che governa incontrastato, in un consenso totale affermato con piccoli referendum e sagre acclamanti — così come del governo bonapartista che nel Paese instabile ha patrocinato e ribaltato il tentativo costituente, dell’afflato bonapartista del politico rampante, degli esiti bonapartisti di un governissimo.

Proprio per la sua irriducibile polivalenza — populista ed elitista, popolare e personale, militarista e neutrale, carismatico e di compromesso — resta un termine vagamente esoterico e impenetrabile. Non perché in specifici ambiti non possa avere significati specifici e trasparenti; ma perché imbattendovisi all’improvviso, colti da quella sorpresa disorientata di quando s’incontra un’istrice, è facile non aver chiaro che sfumatura voglia veicolare. Può essere una buona idea usare il riferimento al bonapartismo chiarendo in modo franco da che parte lo si vuol prendere.

Anche perché in caso contrario è altrettanto facile, per chi lo legge o lo ascolta, annuire in maniera significativa e passare oltre senza indagare. Quelli sui Napoleoni sono capitoloni su qualunque libro di storia, e li abbiamo episodicamente frequentati: per chiunque il cognome Bonaparte ha un qual vago aroma sufficientemente noto da permettere, con nonchalance, di fingere di aver capito l’allusione.

Parola pubblicata il 05 Maggio 2021