Candela

can-dé-la

Significato Tubo di cera, paraffina, sego o altra sostanza grassa che contiene uno stoppino usato per illuminare. Dispositivo che nei motori a scoppio a combustione interna permette l’accensione.

Etimologia dal latino candela, derivato da càndere, ‘splendere, brillare’.

  • «Accendi le candele al tavolo!»

C’è una tetralogia di quadri raffiguranti la Maddalena penitente dei quali la protagonista non è nemmeno lontanamente la santa raccolta in preghiera, bensì una semplice candela. Li dipinse tra il 1635 e il 1645 un artista originario della Lorena, Georges de La Tour, di scuola caravaggesca europea; ciascuno a modo suo, pongono in risalto la bravura del maestro con i giochi di luce in interni oscuri. Caravaggio, appunto, docet.

La candela è un oggetto umile, ed è quasi assurdo pensare che possa rubare la scena ad una delle maggiori sante della cristianità. Eppure, è ciò che accade in questi dipinti, in cui la fiamma, o il suo alone, domina la scena in modo teatrale, avvolgendo le scene di un senso di ineluttabilità. Un qualcosa che abbiamo tutti in casa, e che fino a un secolo fa era addirittura immancabile, erompe sul dipinto, protagonista, col suo fulgore. Ed è proprio dal fulgore che dobbiamo partire per conoscere la sua etimologia.

La parola passa in italiano dal latino candela. Essa deriva dal verbo candere, col significato di brillare, rifulgere, splendere. Ha dato origine a così tanto vocabolario nostro! I candidati alle elezioni si chiamano così dalla candida, la toga bianca con cui era costume apparissero in pubblico i concorrenti per una carica statale. Candido è qualcuno di profondamente ingenuo o puro, come il Candido di Voltaire. La candeggina è così chiamata per il suo forte potere sbiancante e la temutissima infezione da candida è causata da un fungo che si palesa con placche biancastre sulle mucose.

La semplicità dell’oggetto ha fatto sì che il termine assumesse anche significati tecnici specifici, suggeriti all’intelletto umano dall’analogia. È così che esistono le candele dell’accensione dei motori, le candele romane, che sono dei fuochi d’artificio, e molte altre candele, proprie dell’edilizia, della fotometria, dell’elettrotecnica…
Nelle scienze il nome della candela ricopre ruoli importanti: nel Sistema Internazione di unità di misura è l’unità di misura dell’intensità luminosa; la sua definizione, come quella di molte unità colleghe, a vedersi è complessa (una candela è l'intensità luminosa in una data direzione di una sorgente che emette una radiazione monocromatica di frequenza 540·10¹² hertz e la cui intensità energetica in tale direzione è pari a 1/683 watt/steradiante), ma dà rigore ai primi riferimenti a candele standard — candele di spermaceti di capodoglio di un certo peso che bruciavano a un certo ritmo (la candela è grossomodo l’intensità luminosa di quelle candele). In astrofisica, poi, le candele standard propriamente dette sono oggetti astronomici di cui è relativamente facile calcolare la distanza perché di luminosità nota o ricavabile (le candele standard più note sono le variabili Cefeidi, genere di stelle pulsanti).

Per quanto riguarda l’origine delle candele, un metodo rozzo di fabbricazione era già noto ai Romani. Anche nell’antica Cina se ne producevano: l’idea di uno stoppino che brucia lentamente avvolto da un manto di combustibile lento è stata trasversale nella storia umana, per cui non è possibile dire chi l’abbia inventata. Per secoli è stato il mezzo più usato per l’illuminazione negli interni, soprattutto nei paesi del nord. Più a sud il primato va alle lampade a olio, protagoniste di innumerevoli episodi biblici e del racconto delle Mille e una notte forse più conosciuto: Aladino e la lampada magica.

L’umile e comune cilindro di cera ha generato moltissimi modi di dire che ancora oggi ci appartengono, nonostante l’elettricità sia l’elemento su cui si basa tutta la nostra società: mi ritiro perché tanto il gioco non vale la candela, ovvero la posta non è abbastanza appetibile. Se non ti dispiace preferisco rimanere a casa piuttosto che reggervi la candela tutta la sera, ovvero stare a guardare due piccioncini che amoreggiano. Soffiati il naso che ti scende la candela, diciamo al fratellino più piccolo, ancora ‘moccioso’. E che ne diresti di una cenetta a lume di candela domani sera? Un invito a cui è difficile dire di no.

Un oggetto semplice e banale, con un nome brillante legato a molti altri termini della nostra lingua, e che, nonostante Thomas Edison e Nikola Tesla, fa ancora parte della nostra quotidianità: dopotutto basta un black out per andarsene in giro per casa alla ricerca delle candele e riaccorgersi di quanto siano preziose.

Parola pubblicata il 21 Settembre 2025