Caravella
Parole semitiche
ca-ra-vèl-la
Significato Veliero veloce e leggero usato specie da portoghesi e spagnoli fra il XV e il XVII secolo
Etimologia attraverso il portoghese caravela, parallelo all’arabo qārib, ‘barca’ , dal latino carabus, imbarcazione per la pesca, a sua volta dal greco kárabos ‘scarabeo’.
- «Questo è il modello di una caravella portoghese della fine del '400.»
- «Con la caravella del nostro amore possiamo resistere a qualunque tempesta.»
Parola pubblicata il 10 Giugno 2022
Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini
Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.
Sappiamo quante parole del lessico delle scienze, dall’astronomia alla medicina, hanno etimologie che risalgono all’arabo. Anche l’arte della navigazione e i suoi strumenti contengono un’eredità semitica di tutto rispetto, talvolta purissima, talaltra, come in questo caso, mescolata in quel crogiolo di lingue e culture che è stato il Mar Mediterraneo nei secoli.
Quando si studia la grande impresa di Cristoforo Colombo si impara, quasi come una cantilena, il nome delle famose ‘tre caravelle’: la Niña, la Pinta e la Santa Maria. Ma ci hanno nutrito a pane e menzogne! Le caravelle della flotta armata da re Ferdinando e dalla regina Isabella erano solo la Niña e la Pinta! La Santa Maria, ammiraglia della flottiglia, era una nau, un tipo di imbarcazione più grande.
All’epoca delle grandi esplorazioni che iniziarono a completare le carte geografiche, la febbre della scoperta, del commercio e la smania di potere animò Spagna e Portogallo, le due nazioni più occidentali dell’Europa continentale. Le due potenze promossero come mai prima la ricerca tecnologica in ambito nautico. I portoghesi soprattutto, che erano un po’ tagliati fuori dai traffici mediterranei, vollero iniziare ad usare vie mai battute prima al fine di sviluppare il loro potere commerciale. È probabile che abbiano preso esempio dai pescherecci che gli arabi avevano portato in al-Andalus (nome del regno musulmano in Spagna) per bastire un tipo di nave che fosse adatta anche a costeggiare il litorale atlantico dell’Africa. Il nome di quelle imbarcazioni arabe era qārib, che compare nei dizionari con il significato di ‘barca’ — nome fratello del portoghese caravela.
Già perché in realtà quella parola non è araba, ma arabizzata: non ha niente a che vedere con la radice q–r–b sotto cui la si può trovare nel dizionario e che significa ‘essere vicino’; piuttosto si tratta dell’adattamento arabo di una parola latina, carabus, che indica un tipo di peschereccio. A sua volta questa viene dal greco kárabos, propriamente ‘scarabeo’, con una metafora che accosta la nave agile all’insetto (non lontana da noi, visto che ancora oggi si guidano maggiolini e scarabei). Fu così che i portoghesi, con un occhio al passato e uno al futuro, crearono la caravella, manovrabile e resistente, prontamente e gloriosamente scopiazzata dagli spagnoli. I portoghesi, poi, furono i primissimi a compiere l’impresa della circumnavigazione del continente africano, grazie a Vasco da Gama, che salpò da Lisbona nel 1497 e aprì una nuova via di traffico verso terre ricchissime.
E proprio grazie alla velocità e leggerezza con cui affronta viaggi memorabili, il nome della caravella si presta anche a usi figurati: possiamo raccontare della caravella di uno stile ironico e disinvolto, che permette di affrontare ogni tema, di come il nonno si affidasse nelle difficoltà alla caravella della sua filosofia pratica, o della caravella di un’intuizione precisa, che ci porta alla soluzione giusta pur senza la mappa completa del problema.
Da notare che quando si parla di ‘caravella portoghese’ non è detto si tratti di una nave: è anche il nome volgare della Physalia physalis, spesso scambiata per una medusa, ma in realtà colonia di individui, che sfoggia fuori dall’acqua una sorta di vela spiegata.