Cintura

cin-tù-ra

Significato Striscia di pelle o di tessuto usata per stringere o sostenere in vita gli abiti, o per scopi decorativi

Etimologia dal latino cinctura, derivato di cingere.

Il modo di vestire varia radicalmente nello spazio e nel tempo, eppure ci sono alcuni elementi d’abbigliamento che paiono abbastanza costanti. Fra questi c’è senz’altro la cintura, che ingombra i dizionari con una mole di significati e referenti, figurati e no, davvero notevole.

Non stupirà nessuno leggere che la cintura è una striscia di pelle o di tessuto che si stringe intorno ai fianchi. Anche se non era l’unico nome che i Romani usavano per descrivere questo accessorio, che poteva avere una grande varietà di funzioni, dal reggere il gladio ai militari, dichiarandone il grado, alla mera civetteria. Ad esempio ci è stato tramandato che Giulio Cesare, supremo tanto come generale quanto come dandy, usava indossare una cintura scandalosamente lenta (fluxiore, scrive Svetonio) sopra il laticlavio. Giusto quella militare era chiamata spesso balteus, termine forse di origine etrusca, che allignando presso i Germani sarebbe poi stato la base del belt inglese - mentre il nostro ‘balteo’ è decisamente desueto, anche se resta evocato nel ‘balzano’.

In italiano il cingere che dà il nome alla cintura si ritrova anche in termini analoghi, che però hanno un respiro minore, usi più limitati; cinture vere e proprie a parte, la ‘cinta’ ci parla di confini cittadini, murari o amministrativi, la ‘cintola’ (suo diminutivo) della parte del corpo che grossomodo ne è cinta, il ‘cingolo’ (per quanto a Prato sia conservata la reliquia del Sacro Cingolo di Maria) ci parla soprattutto di trasmissione di movimento e di mezzi corazzati, la ‘cinghia’ di accessori analoghi non usati nel vestiario, ma per bloccare, fissare (con una cinghia stringo la valigia che minaccia di esplodere), oppure, anche in questo caso, trasmettere un movimento (la cinghia di trasmissione è un’amica ben nota). Sono tutti termini vicinissimi, anche se privilegiano impieghi diversi, e questo loro grappolo testimonia quanto, a partire dalla loro radice prima, siano stati usati, usurati, applicati, riutilizzati, masticati, deformati. Un segno di vitalità eccezionale.

Ora, i caratteri specifici della cintura sono fra i più interessanti. Possiamo dire che sia il termine-base, e quello che resta più strettamente legato all’uso proprio, Anche quando è figurato. Infatti sia che si parli di cinture d’acciaio che stringono una colonna per rinsaldarla, sia che si parli di cinture verdi che circondano le città, o della cintura di asteroidi fra Marte e Giove, non si parla solo di una fascia, né solo di un perimetro. Scegliendo di parlare di una ‘cintura’, il fatto che si stringa sempre intorno a una vita di sezione tondeggiante, anche figurata, rimane molto evidente - sia la vita della colonna, della città, della porzione interna del sistema solare.

Il problema della cintura non è che non se ne sa usare il nome, che non se ne sa usare l’immagine in metafora (e nemmeno che cala). Il problema è che nel suo uso costante è tremendamente più facile non cogliere che si tratta di un riferimento basilare del pensiero. Quando pensiamo al gruppo di amici che ci si stringe intorno nel momento più difficile (una cintura di affetto e sostegno), all’anello di vulcani che circonda il Pacifico (la cintura di fuoco), alle siepi ordinate che recingono il giardino (un’alta cintura verde), stiamo attingendo alla figura di noi tutti che ci stringiamo ai fianchi quella striscia là, trovandocela tutta intorno. Ciò che è molto semplice può anche essere molto profondo.

(Ah, qualcuno sicuramente domanderà: «Ma l’incinta c’entra qualcosa?». Certo. La donna incinta è etimologicamente ‘non cinta’: non porta la cintura. Ancora oggi porta - o dovrebbe avere tutto il diritto di portare - comodi pantaloni di felpa con l’elastico fluxiore come Cesare.)

Parola pubblicata il 04 Aprile 2019